Il governo di Washington accusa l’Isis, di utilizzare armi chimiche contro i soldati statunitensi in Iraq. Intanto si sta avvicinando il momento della battaglia finale per la riconquista di Mosul.
La stampa americana ha riportato alcune indiscrezioni, secondo le quali l’Isis, per contrastare gli attacchi contro Mosul, in vista della “battaglia finale” che dovrebbe portare alla riconquista della città da parte delle forze governative, sta facendo uso di armi chimiche. Proprio in questi giorni da parte degli USA si sta procedendo ad un lavoro di analisi dell’esplosivo che è stato rinvenuto in un razzo che gli islamici hanno lanciato contro le truppe che appoggiano quelle irachene, e che è precipitato vicino ad una base Usa, quella di Qayara, che si trova vicino a Mosul.
Secondo i primi test effettuati è stata trovata accertata la presenza dell’iprite, il cosiddetto “gas mostarda”, la cui presenza, se confermata a conclusione degli esami, darebbe la certezza che contro i soldati della coalizione internazionale di stanza in Iraq, è stato scagliato il primo attacco con armi chimiche. Il razzo è precipitato il 20 settembre, secondo una nota che è stata diffusa dal Pentagono, nella quale si confermano anche i primi risultati emersi dal test.
A seguito di questo risultato si è provveduto ad effettuare la decontaminazione, e nei controlli effettuati successivamente non sono state riscontrate tracce di contaminazione sul personale che era in servizio alla base al momento in cui il razzo, che è stato definito nella nota “rozzo ed impreciso”, è precipitato. L’utilizzo dell’iprite da parte dell’Isis non è una novità, in quanto nei mesi scorsi i combattenti islamici lo avevano usato almeno tre volte negli attacchi portati contro i curdi.
L’ultima distruzione di una fabbrica risale a una decina di giorni fa, quando cacciabombardieri USA hanno bombardato un impianto nei pressi di Mosul, che i jhadisti avevano trasformato da impianto famaceutico in impianto per la produzione di armi chimiche.
Nello stesso tempo continua l’opera di distruzione dei laboratori nei quali viene prodotto che si trovano nell’ area controllata dallo Stato Islamico, che ne allestisce continuamente dei nuovi.