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In Libia si combatte: lanciata un’offensiva antijihadista a Bengasi e Tripoli

La situazione in Libia è ancora caratterizzata da scontri tra le varie fazioni. Il governo legittimo, che è in esilio a Tobruch, riceve appoggio dall’esterno da parte di Emirati Arabi, Egitto ed Arabia Saudita, mentre gli oppositori jihadisti sono supportati nella loro azione da Algeria, Turchia e Qatar.

Alle milizie islamiche, negli ultimi tempi sembra sia arrivato anche l’aiuto dell’Isis. Attacchi e contrattacchi interessano le zone di Bengasi e Tripoli, ed a Bengasi, secondo quanto reso noto da fonti mediche della città, nel corso dei combattimenti degli ultimi 5 giorni, si sono registrate 75 vittime, compreso alcuni civili.

La città è attualmente in mano alle milizie “islamiste” di Ansar al-Sharia, contro le quali sono schierate le truppe del governo, comandate da Khalifa Haftar, ex uomo di fiducia del colonnello Gheddafi, che fu destituito e mandato in esilio, dopo la sconfitta con il Ciad. Haftar è attualmente schierato con le sue milizie, dalla parte del governo di Tobruch, presieduto da Abdullah al-Thinni, ma secondo gli esperti, vorrebbe ritagliarsi uno spazio personale nel futuro del Paese.

Nello stesso tempo, anche Tripoli, è sotto pressione per gli attacchi delle truppe governative, visto che vi risiede sia un altro parlamento ed un altro esecutivo, alla cui testa c’è Omar al-Hassi. L’attacco contro Tripoli da parte dell’esercito, è stato lanciato dal governo transitorio, che ha inoltre chiesto con un appello ai giovani residenti nella capitale, di aiutare i militari nella loro lotta contro i gruppi armati di Tripoli.

La settimana scorsa, ai bombardamenti effettuati sulla città di Bengasi, è intervenuto anche l’Egitto, che ha negato ufficialmente la circostanza, ma è comunque sceso in campo nella crisi libica, con un “ultimatum” rivolto alle milizie jihadiste, affinchè lascino la città, permettendo al governo di Abdullah al-Thinni di prenderne il controllo.

Da parte del Ministero degli Esteri egiziano è stato lanciato anche un appello all’Onu, per l’implementazione di una risoluzione del “Consiglio di Sicurezza”, la n° 2174, nella quale si prevedono delle misure “punitive” contro chiunque provi a minare la stabilità all’interno della Libia. Il Presidente egiziano, molto attivo in questo momento, vuole ottenere un doppio scopo, indebolire la “Fratellanza Musulmana”, e divenire il “leader” della regione con l’appoggio degli USA, con i quali collabora attivamente nella lotta al terrorismo.

Nello stesso tempo però, il Presidente egiziano sa che deve ancora mettere sotto completo controllo il suo Paese dove si registrano ancora attentati; l’ultimo attentato in Egitto ha visto una bomba esplodere proprio di fronte all’università della capitale egiziana.

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