Ancora sangue per le strade di Kabul. Ancora esplosioni e paura nel cuore dell’Afghanistan. In mattinata la capitale è stata sconvolta da un doppio attentato. Due bombe che hanno causato vittime e feriti, le prime esplose in città dall’inizio del Ramadan. In entrambi gli episodi ci sarebbe la mano dei talebani che hanno prontamente rivendicato gli attacchi.
Il primo attentato è avvenuto in pieno centro cittadino. La bomba ha completamente devastato un minibus che trasportava forze militari di una compagnia di sicurezza privata, probabilmente straniera. Secondo le prime ricostruzioni l’attentatore suicida si sarebbe fatto esplodere all’interno del mezzo. Già quattordici le vittime accertate; otto i feriti, di cui cinque verserebbero in gravi condizioni. A dare notizia dell’esplosione è stato il portavoce del ministro dell’interno afgano, Sidiq Siddiqi, che ha confermato la dinamica dell’attentato ma non ha voluto fornire ulteriori dettagli sul numero e sulla nazionalità delle vittime. Non è ancora stato reso noto, quindi, da dove provenisse la compagnia colpita; le indiscrezioni, ancora non confermate in via ufficiale, indicano una compagnia di sicurezza nepalese.
A pochi minuti di distanza un altro scoppio ha colpito la capitale afghana, nella zona di Chel Siton. A darne notizia, in questo caso, il portale afghano Khaama Press. Una bomba magnetica è stata piazzata sotto l’automobile del parlamentare Ataullah Faizani. Il politico è stato ferito gravemente dall’esplosione; un’esplosione che ha colpito anche altre cinque persone, di cui due sembrano versare in gravi condizioni.
Ma non c’è solo la martoriata Kabul nel mirino. Nella stessa mattinata di oggi, infatti, un’altra esplosione è avvenuta nella zona settentrionale dell’Afghanistan, nel Badakhshan, di fronte all’ospedale di Kishm. Anche in questo caso il bilancio è tragico; otto vittime e venticinque feriti. E tra le vittime, secondo i testimoni, ci sarebbero anche alcuni bambini.
Un giornata tremenda ed una rivendicazione immediata per gli attacchi, quella dei talebani. Un portavoce degli stessi, attraverso i social network, ha attribuito alla sua organizzazione la paternità degli attentati, rivolti contro “le forze di aggressione” in Afghanistan.