“L’arte del ‘dry stone walling’”, si legge nella motivazione dell’Unesco “riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre l’una sull’altra, non usando alcun altro elemento se non terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi sia per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese”.
Questo importante riconoscimento, come sostiene anche il Ministro delle politiche agricole e del turismo Gian Marco Centinaio, costituisce senz’altro un grande traguardo per l’Italia che ancora una volta conferma come i valori dell’agricoltura siano parte integrante della vita di un popolo.
Ciò rappresenta anche il lavoro di tantissimi agricoltori che per anni hanno combattuto per il dissesto idrogeologico, causato da alluvioni, valanghe e frane.
“Inserire i muretti a secco nella lista del Patrimonio dell’Umanità costituisce, inoltre, un valore aggiunto all’unicità del territorio italiano”
queste le parole del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che insieme ad altre regioni italiane ha promosso la candidatura dell’Italia.
Oltre alla Puglia infatti, le altre regioni che possono vantare la presenza di muretti a secco sono Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Lazio e Toscana.
Muretti a secco: un aiuto anche per la biodiversità
Intanto su Twitter, l’Unesco si congratula con tutti gli altri setti paesi d’Europa che si sono candidati: Francia, Croazia, Cipro, Grecia, Slovenia, Svizzera e Spagna.
Uno degli elementi che ha spinto l’Unesco a fare tale scelta è stato senza dubbio il fatto che i muretti a secco sono realizzati rispettando l’ambiente, utilizzando soltanto delle pietre ammassate l’una sull’altra oppure della terra secca.
Oltre a ciò i muretti a secco hanno una funzione molto importante perché aiutano a prevenire slavine, valanghe, alluvioni, migliorano la biodiversità, combattono la desertificazione dei terreni e migliorano le condizioni microclimatiche dell’agricoltura.
Purtroppo però questa pratica dalle origini antiche sta scomparendo sempre di più ed è per tale ragione che oggigiorno sono nate numerose scuole in Italia che mirano a preservare quest’antica arte.