Ancora una volta l’Africa torna prepotentemente sui giornali a causa dell’Ebola; in questo caso, però, la notizia non ha a che fare con l’espansione del virus, ma con un fatto di inaudita violenza che ha riguardato un villaggio della Guinea, Womè.
Gli abitanti hanno assalito con ferocia inaudita un team di medici e giornalisti, il cui unico scopo era quello di informare sui pericoli dell’Ebola e sulle misure preventive da adottare.
Aggrediti a colpi di machete e di pietre, per i membri del team non c’è stato scampo.
L’assalto è stato condotto perché gli abitanti del villaggio reputano un’invenzione quella dell’Ebola; almeno questo emerge dalle frasi pronunciate al momento della breve azione. Dei corpi ritrovati all’interno del villaggio, tre avevano subito uno sgozzamento. È stata una giornalista sopravvissuta, che si era rifugiata in un nascondiglio, ad aver testimoniato in merito alle parole pronunciate dagli abitanti.
In realtà, in Guinea, sembra siano molti coloro che non ritengono vera l’esistenza dell’Ebola, affermando che questa rappresenti un’invenzione dei bianchi per uccidere i neri.
Già il mese scorso erano scoppiati degli scontri, sempre tra popolazioni dei villaggi e medici, durante la disinfestazione di un mercato. In quel caso, i medici erano stati sospettati di diffondere il virus invece di curarlo, sempre per portare morte ai neri.
Da segnalare, però, che ad entrare nel villaggio di Womé era stato un team medico di cui facevano parte anche alcuni operatori africani.
Secondo i dati raccolti, proprio la Guinea è tra i Paesi africani ad essere più colpiti dal virus, che ha già causato la morte di oltre 2.500 persone, metà delle quali solamente negli ultimi 21 giorni.
Una minaccia sempre più reale che, se osteggiata anche da chi dovrebbe essere curato, potrebbe diventare di proporzioni troppo grandi per essere affrontata prima che si espanda irrimediabilmente in tutto il mondo.