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L’Europa naufraga sulla questione migranti, accordo di Schengen a rischio

Il problema dei migranti sta mettendo a serio rischi l’unità (se mai ci fosse stata, ndr) dell’Unione Europea e mentre “spariscono” le quote, con le frontiere blindate si mette a rischio anche il contenuto degli accordi di Schengen che prevedono la libera circolazione attraverso gli stati dell’UE,  caposaldo da sempre del  progetto continentale.

I profughi da ricollocare, con il sistema delle quote, sono 120 mila e la posizione che è stata presa dai cosiddetti “falchi”, i paesi dell’Est, sta dividendo il vecchio continente con l’accordo di principio, sul quale erano stati espressi pareri positivi da una larga maggioranza di Stati, che non riesce a conseguire l’unanimità necessaria e quindi rende necessario che la discussione sul ricollocamento sia fatta nuovamente, nella prossima riunione in programma l’8 di Ottobre, quando per l’approvazione sarà sufficiente ottenere la maggioranza qualificata dei voti.
Questa soluzione sarà comunque portata avanti solo nel caso non sia possibile trovare l’unanimità, mentre nei giorni che separano da quella data si farà di tutto per convincere anche i Paesi al momento contrari.

Nel corso della riunione l’Unione Europea ha comunque concesso il via libera per avviare la seconda fase della missione navale denominata “EuNavFor Med” nella quale è previsto che si possa anche fare uso della forza nei confronti degli scafisti che trasportano i migranti nelle acque del Mediterraneo. Per cercare l’approvazione all’unanimità, l’accordo riguardante il ricollocamento dei migranti era stato modificato con l’intenzione di alleggerirlo e l’impegno al ricollocamento era stato sostituito da un accordo di principio sullo stesso argomento.
L’Ungheria, la Romania, la Repubblica Ceca e la Slovacchia hanno comunque proseguito ad oltranza con il loro “no” durante tutta la discussione. Il cosiddetto gruppo dei ribelli era guidato dall’Ungheria che dovrebbe far parte del gruppo che beneficia, insieme all’Italia ed alla Grecia, di tale accordo, con il governo magiaro  che ha chiesto, inoltre, la cancellazione dalla lista, in cui figura assieme a Grecia e Italia, degli Stati beneficiari. E sempre dall’Ungheria, la tv pubblica, ha diffuso la notizia di come sia entrata in vigore  la nuova legge anti migranti che contempla  l’arresto per chiunque tenti di entrare illegalmente nel Paese. Nella giornata di oggi sono scattati gli arresti per il primo gruppo di 16 migranti, entrati nel Paese attraverso la Serbia e catturati alla frontiera fra Horgos (Serbia) e Roeszke (Ungheria).

Secondo Robert Kalinek, ministro slovacco il sistema delle quote non risolve il problema dei migranti e la sua affermazione è stata ribadita anche da parte della Polonia, per la quel si è espressa Ewa Kopacz, premier del governo di Varsavia. Durante il vertice comunque il ministro degli Esteri polacco ha fatto capire che potrebbero essere possibili delle aperture riguardo al problema affrontato.
Da questa discussione e dalle misure di controllo alle frontiere, che sono state messe in atto sia dalla Germania che dall’Austria, si capisce che anche lo stesso trattato di Schengen si trova ora in forte pericolo. Inoltre la decisione dei due paesi potrebbe portare ad un “effetto domino” che andrebbe solo a complicare l’attuale situazione. Subito dopo la decisione di Austria e Germania, anche la Francia ha minacciato di attivare gli stessi controlli specialmente se si ripetesse quanto accaduto di recente ai confini con l’Italia, ed anche la Polonia ha fatto sapere di voler valutare attentamente cosa fare. N

ello stesso tempo un passo in avanti è stato fatto e riguarda il ricollocamento dei primi 40 mila profughi, su quale c’era stata l’adesione di tutti. 26 mila di questi sono attualmente in Italia ed i restanti 14 mila in Grecia. In un primo momento si provvederà a distinguere tra i migranti tra i profughi da situazioni di conflitto nel loro Paese, da quanti migrano per cercare di risolvere le loro precarie situazioni economiche e questi ultimi saranno trattenuti in Italia ed in Grecia in  centri adibiti solo a loro per poi essere rimpatriati; punto sul quale ha posto l’accento anche il ministro italiano Alfano. Per i primi si procederà invece con il ricollocamento.
Angelino Alfano ha chiesto che tutto questo possa avvenire in maniera graduale e che i rimpatri siano gestiti non dai singoli paesi ma dall’Europa nel suo insieme sia come risorse che come gestione, chiamando in causa il “Frontex“.

L’Unione Europea era arrivata alla riunione dei ministri degli Esteri già spaccata in due, e le numerose variazioni al testo dell’accordo per cercare di ottenere l’ok non sono state sufficienti a ritrovare l’unità di tutti i 28 Paesi. Da quanto emerso nella discussione appare comunque probabile che nella prossima riunione si possa far passare l’accordo con una “maggioranza qualificata”, anche se l’argomento viene definito da tutti come molto delicato. L’ex Ministro italiano, Federica Mogherini, attuale Alto rappresentante Ue, pur ammettendo che la decisione sul portare avanti questa possibilità non sia di sua competenza, la vede come una strada percorribile.
Nello stesso tempo sia la Francia che la Germania continuano ad insistere tramite i propri Ministri degli Esteri perché su hotspot e rimpatri ci sia la maggiore chiarezza possibile, e quindi siano date precise garanzie sia riguardo alla responsabilità che alla solidarietà tra i vari Paesi e che siano inoltre ben chiarite le date entro le quali si voglia mettere in pratica questo progetto.

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