Quattro minuti e mezzo di video che iniziano con Adam Levine che, qui in versione aiutante macellaio, si invaghisce di una cliente della bottega e dentro di sé la “minaccia“, promettendole di darle la caccia e quasi di “cibarsi” di lei.
Le immagini cominciano a scorrere ad un ritmo sempre più incalzante, mostrando un Levine letteralmente ossessionato dalla ragazza (interpretata peraltro dalla moglie, la modella di Victoria’s Secret Behati Prinsloo). La segue, la fotografa per strada e alla finestra del suo appartamento, addirittura riesce a introdursi di soppiatto in casa di lei e le si sdraia accanto mentre dorme. Il tutto, alternato ad altre sequenze che mostrano come il protagonista si consideri un fallito e non riesca a metabolizzare le sue frustrazioni, non ultima quella di essere stato respinto dalla ragazza durante l’unico tentativo di reale approccio faccia a faccia. Senza soffermarsi sulle immagini di dubbio gusto che sembrano tratte da un film splatter.
Tutti gli ingredienti per far esplodere un dibattito ci sono, e chi si aspettava una discussione infuocata non è rimasto deluso. In prima linea la RAINN, una delle principali associazioni statunitensi contro la violenza sulle donne. Secondo la sua portavoce, Lina Lafont, il video sarebbe una
“pericolosa rappresentazione delle fantasie di uno stalker”, aggiungendo inoltre che “la trivializzazione di questi crimini non dovrebbe avere alcun posto nell’industria dell’intrattenimento”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Jessica Valenti, firma del Guardian, che critica aspramente sia il testo sia il video della canzone, che a suo dire sdoganerebbero lo stalking dandogli una veste quasi sensuale. La Valenti rimarca inoltre quelle che lei definisce responsabilità della società nel suo insieme, che da anni promuoverebbe un’immagine di donna oggetto e di donna che dovrebbe essere sempre disponibile per qualunque uomo le desideri.
Un solco lungo il quale a quanto pare si muoverebbe la stessa Animals.
Non mancano però pareri contrari, come quello di Camille Paglia di Time. Crimini violenti come stupro e omicidio, secondo Paglia, sarebbero parte non eliminabile della natura umana e non costrutti sociali, e dunque la società in sé potrebbe regolarli o diminuirli, ma mai cancellarli.
Ad “assolvere” Animals è anche Il Foglio, che invita a non caricare di elevati compiti pedagogici quelli che, nel bene o nel male, sono semplici prodotti di cultura popolare.
Il mondo della musica non è comunque nuovo a trattare, in vari modi, l’argomento violenza sulle donne. Casi celebri sono stati la controversa “Love’s a loaded gun” di Alice Cooper del 1991, il cui video lasciava allo spettatore l’impressione che un Cooper in versione fidanzato geloso finisse con l’uccidere la sua donna fedifraga, o all’altrettanto discussa “Mr Tinkertrain” di Ozzy Osbourne del 2001, che si spingeva fino a trattare la pedofilia con un testo che era un dialogo tra pedofilo e futura vittima, e un’introspezione nella mente del violentatore stesso.
Prodotti di cultura popolare, appunto, per i quali ci si potrebbe chiedere se effettivamente abbiano un effetto tangibile sul vivere civile, come sostiene la Valenti del Guardian, o se invece poco incidono, come ritengono Camille Paglia del Time o Manuel Peruzzo del Foglio.