In molti ricordano la splendida spiaggia thailandese di Maya Bay, divenuta celebre grazie al film di Danny Boyle “The Beach” nel quale il protagonista, un giovane Leonardo DiCaprio, trova, dopo mille peripezie, una comunità di ragazzi che, come lui, cercano di sfuggire alla vita monotona delle grandi città, per rifugiarsi in un luogo incontaminato.
Quella che fino a qualche anno fa era l’emblema del paradiso terrestre e che era conosciuta solamente dagli abitanti del luogo e da pochi appassionati, ora è divenuta una meta presa d’assalto, senza interruzioni, da orde di turisti che, da ogni parte del mondo, è alla ricerca della meravigliosa location del film del 2000.
La spiaggia, un tempo bianchissima e quasi impalpabile, è diventata oramai una piccola discarica a cielo aperto con gente che ogni giorno getta a terra bottigliette di plastica e mozziconi di sigarette; le sue acque, che fino a qualche anno fa erano limpidissime, tanto da vedere sul fondale le ombre delle barche in superficie, ora sono sporche e con numerosi incarti che galleggiano tra le quiete onde di questa baia, incastonata tra ripide colline lussureggianti, che ora straripano di gente. Le imbarcazioni a motore, inoltre, hanno gravemente danneggiato la fauna ittica e i fondali, tanto da uccidere diverse specie di coralli.
Questo turismo incontrollato, unito alla maleducazione di molti visitatori, hanno spinto, qualche mese fa, le autorità a chiudere la baia per ben quattro mesi, nella speranza di aiutare flora e fauna a riprendersi gradualmente; quando ormai i primi risultati cominciavano a vedersi, la spiaggia è stata nuovamente riaperta e la folla vi si è riversata, ancora più numerosa di prima. Pochi giorni fa un altro ordine di chiusura di Maya Bay è stato diramato dal Ministero competente, questa volta a tempo indefinito, cercando, una volta per tutte, di preservare quello che è, a tutti gli effetti, uno dei luoghi più affascinanti del Sud-est asiatico.