La vicenda di Cesare Battisti, condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi, ha raggiunto quello che sembra essere un potenziale punto di svolta ieri. A Corumbà, cittadina a confine tra il Brasile e la Bolivia, ieri Battisti è stato arrestato e attualmente si trova in stato di fermo con l’accusa di esportazione di moneta illegale. Tuttavia, il capo d’accusa non consente un arresto prolungato e si attende la decisione del magistrato locale. La mancanza di nuove accuse potrebbe portare al rilascio di Battisti che, quindi, potrebbe continuare indisturbato il suo viaggio verso la Bolivia.
I fatti dell’arresto non sono ancora completamente chiari e, soprattutto, non si sa se l’uomo fosse pedinato dalla polizia su ordine delle autorità federali di Brasilia. Certo è che, al momento dell’arresto, Battisti avevo con sé 5.000 dollari USA e 2.000 Euro, ben oltre il limite di valuta consentito in Brasile, 10.000 reais. Alla domanda su dove si stesse recando, Battisti ha affermato di essere diretto verso una località di pesca, distante però almeno 100 chilometri da Corumbà. È forse possibile che Battisti, incerto sul suo futuro in Brasile, abbia cercato una via di fuga nella Bolivia di Evo Morales.
In Italia si specula che il cambiamento politico in Brasile – che oggi ha un Presidente di destra, Michel Temer – e le pressioni diplomatiche di Roma, volte a ottenere una modifica della decisione del 2010 presa dall’allora Presidente di sinistra Lula, possano trovare una prima e forte risposta con una convalida dell’arresto.
I governi Renzi e Gentiloni gli scorsi mesi hanno presentato formale richiesta di annullamento della decisione che ha concesso l’asilo politico a Battisti. Nella giornata di ieri immediato è stata l’ulteriore richiesta del leader del Pd, Renzi, e di esponenti di Forza Italia, Marco Marin e Mara Carfagna, di trattenere Battisti in Brasile così da consegnarlo alla giustizia italiana.