Già nelle scorse settimane lo sdegno del mondo musulmano era stato parecchio evidente, tanto che circa un mese fa il lungometraggio era stato la causa scatenante dell’attacco in Libia in cui sono morti l’ambasciatore americano Chris Stevens e tre funzionari.
All’uscita della pellicola, infatti, un gruppo di estremisti islamici attaccò violentemente la sede del consolato americano in segno di protesta, definendo il film “blasfemo e antislamico”. Del resto lo stesso regista Sam Basile, pur continuando a difendere il suo operato, ha dovuto cercare rifugio in un luogo sicuro, ignoto ai più.
In questi giorni sul film si è pronunciata anche Al Qaeda, tramite un messaggio audio del leader Ayman al-Zawahiri che ha attaccato duramente gli Stati Uniti sottolineando come il film sia stato pubblicato con il pretesto della libertà di espressione, “libertà di espressione che però consente anche di torturare i prigionieri islamici”.
Al-Zawahiri ha poi invitato tutti i fedeli alla guerra santa contro USA e Israele, incoraggiandoli alla rappresaglia contro le proiezioni del film. Inoltre è tornato sull’attentato di Bengasi, definendo eroi “onesti e coraggiosi” coloro che hanno assaltato il palazzo e ucciso il diplomatico, spendendo parole di elogio anche per l’ultimo attacco contro l’ambasciata USA al Cairo.
Secondo i servizi segreti americani, Al Qaeda in questo periodo è molto attiva in Iraq, dove gli estremisti starebbero lavorando ad una radicale ricostruzione dell’organizzazione, avendo installato dei campi di addestramento nella regione desertica situata ad ovest del Paese.
“Al Qaeda sta tornando” sono state le parole del senatore repubblicano Lindsey Graham dopo un viaggio a Baghdad e proprio su questo punto i repubblicani attaccano Obama che, avendo fatto ritirare le truppe americane dall’Iraq, non avrebbe salvaguardato abbastanza il controllo sulle organizzazioni terroristiche.
Di sicuro anche questo argomento sarà uno dei motivi di interesse dello scontro Obama – Romney.