Pur essendo arrivato un secco rifiuto da parte di Israele a qualsiasi trattativa, il primo cittadino dell’Egitto ha ricevuto una delegazione, la quale comprende le varie anime del mondo palestinese e ha gettato le fondamenta per un tortuoso negoziato “non diretto” con le autorità di Tel Aviv, il cui scopo è la fine delle ostilità a Gaza e una soluzione della crisi che ha dato il là alle violenze.
Se è vero che l’assenza israeliana e il contemporaneo ritiro delle truppe dello stato ebraico sembrano aver tolto al Pesidente egiziano un ruolo importante nel conflitto in corso, tuttavia è senza dubbio un suo successo il fatto che tutte le componenti palestinesi si siano accordate per presentare, attraverso di lui, una proposta unitaria di fine delle ostilità ad Israele. Tra le richieste che saranno inviate ad Israele vi saranno, oltre al ritiro delle truppe da Gaza, la fine del blocco che rende difficili le condizioni di chi vive nella Striscia, tra cui il riconoscimento della possibilità per i pescatori palestinesi di potersi spingere fino alle 12 miglia marittime. Inoltre viene chiesta la liberazione di alcuni militanti e un aiuto per la ricostruzione. Queste richieste sono già state respinte in precedenza da Israele, ma tuttavia verranno nuovamente portate all’attenzione dello stato ebraico.
A prescindere da come andranno questi negoziati indiretti, il Presidente egiziano un risultato lo ha comunque portato a casa, ossia quello di far parlare, seppure indirettamente, le due parti in causa. Inoltre è già un successo essere riusciti a far esprimere i Palestinesi con una voce sola. Ora bisognerà capire se si riuscirà ad arrivare ad un cessate il fuoco, cosa che l’Onu si augura, in quanto:
“Sarà possibile riportare la calma solo se si arriverà ad un cessate il fuoco”.