È un voto “simbolico”, ma di importanza storica, quello che si è registrato alla Camera dei Comuni britannica che con 274 voti favorevoli a fronte di soli 12 contrari, ha dato la sua approvazione ad una mozione che chiede che la Palestina sia riconosciuta come Stato.
Un voto che ha scatenato subito la reazione da parte di Israele, che ha dichiarato che questo voto “minaccia” il processo di pace. Il documento in questione contiene l’invito al governo britannico a riconoscere lo stato palestinese, insieme a quello di Tel Aviv.
Secondo la legislazione britannica, il Governo non è in alcun modo vincolato da quanto scritto nel documento, ma si temono delle ripercussioni dal punto di vista internazionale. Nel documento si sottolinea come questo riconoscimento da parte della Gran Bretagna, potrebbe dare un contributo fattivo ad una soluzione negoziata tra Israele e Palestina.
Avigdor Lieberman, Ministro degli Esteri di Israele, ha condannato il voto, definendolo una iniziativa “prematura“, che mette in difficoltà le trattative per raggiungere la pace.
Il documento è stato approvato pochi giorni dopo una iniziativa del governo svedese che aveva annunciato il riconoscimento imminente della Palestina. Il dibattito alla Camera dei Comuni è stato portato avanti per ore con la ricerca di una revisione della versione iniziale che era stata presentata da Graham Morris, un deputato laburista.
Per evitare tutte le polemiche riguardo a questa mozione, sia il premier britannico Cameron che tutti i componenti del Governo, si sono astenuti al momento della votazione. Un portavoce di Downing Street ha espresso la posizione del Governo britannico, che è quella di una collaborazione con diversi partner, come l’ANP ed Israele.
Oltre che nelle file dei conservatori, il dibattito ha creato frizioni anche all’interno del partito laburista, che aveva presentato la mozione; Ed Miliband, il leader del partito, la aveva appoggiata, ma aveva ottenuto alcune critiche da parte di alcuni deputati del suo gruppo, filo israeliani, che hanno espresso il loro dissenso. Anche la maggiore organizzazione ebraica del Paese, il Board of Deputies, si è espressa in modo negativo, sostenendo che minacciava i negoziati di pace.
Posizione diversa, invece, di oltre 300 israeliani, i quali hanno sottoscritto ed inviato una lettera ai parlamentari, nella quale si schieravano a favore del riconoscimento, come fatto necessario per la sicurezza di Israele. Degli oltre 300 firmatari fanno parte uomini politici, scienziati, attivisti, artisti di centro-sinistra e rappresentanti della “società civile”.