Cronaca

Londra, l’ISIS rivendica la strage nei pressi di Westminster: intanto la polizia ha identificato l’attentatore

IDENTIFICATO IL “FOREIGN FIGHTER” – Dopo che l’Inghilterra ha metabolizzato lo shock relativo al nuovo attentato che lo scorso mercoledì ha colpito il cuore pulsante di Londra, cominciano ad emergere i primi dettagli in merito all’attacco suicida che ha portato alla morte di cinque persone (tra cui l’attentatore) e al ferimento di altre quaranta nei pressi del palazzo di Westminster; e le rivelazioni circa alcune falle dell’intelligence britannica potrebbero avere degli strascichi, dal momento che Khalid Masood (questo il nome del 52enne cittadino inglese ma di fede islamica responsabile della strage) era già noto agli “007” locali. L’uomo, come è noto, ha investito a bordo di un SUV alcuni pedoni e poi, terminata la sua folle corsa, ha accoltellato a morte Keith Palmer, uno dei poliziotti in servizio, prima di essere abbattuto dagli altri agenti accorsi. A quanto si apprende, Masood si era autodefinito “cavaliere del Califfato” e, a 24 ore di distanza dall’accaduto, lo stesso Stato Islamico ha confermato attraverso un comunicato i sospetti degli investigatori, ovvero la matrice jihadista del gesto.

LA RETE DEL TERRORE – Secondo i servizi segreti, Masood è solo l’ultimo esempio di cittadino britannico che ha abbracciato gli ideali più estremi della Jihad, radicalizzandosi ed entrando in contatto con i reclutatori che, da tempo, operano nei principali Stati europei. Pur essendo stato additato come una “figura marginale” e alla stregua di “un cane sciolto”, il suo raid ha riacceso i riflettori sul problema della sicurezza e sull’impossibilità di contenere queste esplosioni di violenza, specie se perpetrate da individui apparentemente innocui e che si radicalizzano all’insaputa dell’intelligence. A Birmingham, dove Masood era cresciuto, sono stati effettuati gli arresti di tre degli otto presunti fiancheggiatori: il centro delle West Midlands era già noto a Scotland Yard che, in passato, aveva eseguito delle retate nei quartieri popolari della città e in alcuni “ghetti” a prevalenza musulmana. Qui, a detta di Mark Rowley, responsabile dell’anti-terrorismo del Metropolitan Police Service, “vivono molti simpatizzanti di un Islam tutt’altro che moderato e pronti ad abbracciare la causa dell’ISIS in qualsiasi momento”.

5 Comments

Comments are closed.