La notizia della scissione politica da parte di Matteo Renzi al suo storico partito di affiliazione, ossia il PD, non è certamente passata inosservata al nuovo segretario di partito e alle forze politiche d’opposizione. Benché inaspettata, la svolta di Renzi sembra coincidere perfettamente con quell’atteggiamento di distacco che già da tempo Zingaretti aveva fatto notare. “Non mi stupisce – dice il nuovo segretario di partito – la decisione di Renzi di volersi dedicare alla creazione di una nuova entità politica da lui capitanata, in quanto già da molto tempo lo vedevo distante dalle lineee programmatiche del PD”.
Una decisione di rilievo che se da una parte potrebbe intaccare l’esecutivo squilibrando le forze politiche all’interno del Governo, dall’altra potrebbe rivelarsi decisiva nel dimostrare come le forze politiche italiane debbano evitare di cristallizzarsi e di fossilizzarsi su programmi ed identità che non tengono conto delle mutazioni politiche e sociali. Dato il già evidente e registrato distacco, si presuppone che l’addio di Renzi al PD sarà un bene per tutti, anche per lo stesso Conte che, all’indomani dell’effettivo addio, non si è ancora pronunciato in merito ai potenziali sviluppi che questa scelta potrà avere.
Malgrado la sensazione di smarrimento iniziale questo potrebbe rappresentare l’inizio della vita di una nuova entità politica all’interno del nostro paese, il quale troppo spesso ha risentito della stagnazione delle forze politiche affermate nel corso degli anni. Vero è che sarà necessario attendere per verificare la reale natura di questa scelta che, come abbiamo detto, potrebbe sia rivelarsi una rivoluzione che apportare danni ad una già precaria situazione governativa. Qualunque siano gli effetti, è più che certo che Renzi programmasse tutto da molto tempo, in quanto come afferma Zingaretti appariva sempre più distante e lontano dalla vita del suo ormai ex partito senza far trapelare le reali motivazioni.