Un attacco portato da tre imbarcazioni “ostili” ad una motovedetta, ha causato almeno 17 vittime tra i militari egiziani in pieno Mediterraneo. La motovedetta era impegnata in un routinario servizio di pattugliamento e si trovava a circa 40 miglia di distanza dal porto di Damietta.
L’attacco è stato improvviso con colpi di arma da fuoco sparati verso la motovedetta e ai quali i militari egiziani hanno reagito. Dopo l’allarme, nella zona sono intervenuti anche degli aerei egiziani e le tre imbarcazioni sono state affondate.
32 assalitori sono stati arrestati dai militari egiziani, e di altri, caduti in mare, si stanno ricercando i corpi. I militari morti, secondo le prime informazioni diramate da fonti militari egiziane, sono 13 soldati e 4 ufficiali. Riguardo al numero delle vittime non è stato emesso nessun comunicato ufficiale.
Le motivazioni dell’attacco non sono chiare, ed al momento non è possibile sapere se gli assalitori appartengano ai numerosi gruppi di trafficanti che affollano questa zona di mare, oppure si tratti di terroristi, collegati all’Isis. Questa possibilità è stata ventilata anche da al-Ahram online, che segnala come quello contro la motovedetta, sia il primo attacco portato contro la Marina egiziana. Fino ad oggi, infatti, gli attacchi contro i militari, sono stati portati contro le truppe di terra, ed il loro numero è andato crescendo, specialmente dopo la deposizione, avvenuta nell’estate dello scorso anno, dell’allora presidente Mohammed Morsi.
I terroristi hanno rivolto molti attacchi contro le forze armate e lo scorso 24 ottobre, nel nord della penisola del Sinai, una serie di attacchi causò almeno 30 vittime tra i militari. In quella zona opera abitualmente un gruppo jihadista, “Ansar Beit al-maqdis”, che negli ultimi tempi ha reso nota la sua adesione all’Isis. In quella occasione si registrò anche la presa di posizione del presidente egiziano, il quale dichiarò che il suo Paese avrebbe usato il “pugno di ferro”, per combattere e sconfiggere il terrorismo, che mina alle radici l’unità dell’Egitto, ma anche quella di altri Paesi della zona mediorientale.