La Rai con il film “Max e Hélène” che andrà in onda il 26 gennaio su Rai 1, come comunicato dal presidente Anna Maria Tarantola, ha deciso di trasmettere il 22 gennaio su Rai 3 in seconda serata “Night will fall”, un toccante documentario realizzato con le immagini dei campi di concentramento nazisti.
Quando gli Alleati, tra il 1944 e il 1945, liberarono i superstiti dei campi di concentramento nazisti, si trovarono per la prima volta di fronte all’orrore di quanto era successo in quei luoghi. Le loro terribili scoperte vennero registrate dai cineoperatori dell’esercito, fornendo così al mondo una testimonianza di quanto avevano visto i loro occhi.
Servendosi del materiale filmato da esercito britannico, sovietico e americano, l’allora ministro dell’informazione Sidney Bernstein, più tardi fondatore della Granada Television, voleva realizzare un documentario che si poneva l’obiettivo di fornire una prova inconfutabile e duratura dei crimini nazisti.
Per la realizzazione del suo progetto Bernstein, oltre al coinvolgimento di alcuni importanti esponenti della cultura britannica dell’epoca tra cui l’editor Stewart Mc Allister e lo scrittore e futuro ministro Richard Crossman, chiese la consulenza dell’amico Alfred Hitchcock.
Nonostante l’iniziale sostegno del governo inglese e di quello americano, il film fu poi abbandonato e solo ora, a settanta anni di distanza, è stato recuperato con l’intervento degli Imperial War Museums.
Da qui l’idea del documentario firmato da André Singer, già premiato per “L’atto di uccidere”, uscito nel settembre scorso e acclamato dalla giuria dello Sheffield Doc Festival.
Partendo dall’utilizzo di filmati d’archivio e testimonianze originali di alcuni protagonisti di quei giorni, Singer racconta la storia delle riprese girate dagli alleati e del destino del progetto di Bernstein. L’intensa voce dell’attrice britannica Hélèna Bonham Carter accompagna la visione del documentario.
“Sappiamo che, per via della crudeltà delle immagini, potremo essere oggetto di qualche critica. Tuttavia, abbiamo pensato che lo scopo di comprendere l’orrore della guerra fosse prioritario” ha commentato Anna Maria Tarantola.
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