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No Tav: chiesti 8 mesi per Erri De Luca. Incitazione a delinquere o reato di opinione?

Istigazione a delinquere, 8 mesi di reclusione

è di questo accusato Erri De Luca per aver incitato, in Val di Susa, gli operai a bloccare i lavori tagliando le reti dove quest’ultimi prestavano il loro lavoro per la costruzione della Tav.

Secondo quanto sostenuto dall’impianto accusatorio, il noto scrittore avrebbe approfittato dell’indole già molto burrascosa verso le forza dell’ordine da parte dei No Tav, che come è ben risaputo spesso sono stati protagonisti di opere di sabotaggio nel corso della propria battaglia a difesa del territorio, contro la creazione della linea ad alta velocità Torino-Lione.
La richiesta è di 8 mesi di reclusione, dopo una requisitoria durata oltre 2 ore davanti alla corte del tribunale di Torino del pm Antonio Rinaudo che sostiene l’accusa insieme al collega Andrea Padalino.

Erri De Luca, autore tradotto in inglese, spagnolo, francese e ben oltre 30 lingue e vincitori di numerosi premi letterari internazionali ( tra i vari, ad esempio, Premio Laure Bataillon, Prix Femina étranger e Le Prix Europeen de la Literature In Francia,  Il Premio Petrarca in Germania, o il  Leteo in Spagna) avrebbe espresso il proprio appoggio ai No Tav, venendo rinviato a giudizio nel  2013  per aver incitato il blocco dei lavori, invitando a sabotare i lavori della linea Tav Torino-Lione.

La Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo, sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile… Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa“.

le parole pronunciate due anni fa dallo stesso De Luca e raccolte in un’intervista.

Dopo attente analisi il pm Rinaudo afferma che bisogna tenere in considerazione essenzialmente 2 fattori fondamentali in questa vicenda, e cioè lo stile violento con cui sono state affermate le incitazione di De Luca a sabotare i lavori, e tutto l’accaduto successivo. Davanti allo stesso scrittore partenopeo in aula presso il palazzo di Giustizia di Torino per la requisitoria dell’accusa, il Pm aveva esordito, ammonendolo

“De Luca non ci venga a dire che non ha sentito parlare di molotov”,

per poi ripercorrere l’intera vicenda, vista la necessità, a suo dire, di doverla ritagliare nel  “contesto storico-ambientale in cui si collocano i fatti“.

Dopo l’incitazione a sabotare i lavori i parecchi esponenti No Tav cominciarono, nel 2013, a compiere atti vandalici anche notturni nel cantiere predisposto al lavoro, contro attrezzature e gli stessi operai preposti alla costruzione dell’opera. E nella sua requisitoria, il sostituto procuratore pone l’accento sul peso specifico delle parole pronunciate “in un clima di violenza” da De Luca, parole tali da aver contribuito a fomentare un clima già esplosivo, in relazione alla personalità e al ruolo di chi le pronunciava

Dal canto suo a De Luca sono state concesse le attenuanti generiche in merito alla buona collaborazione mostrata durante l’analisi dell’accaduto, e di essersi sempre sottoposto alle varie domande senza mai un rifiuto.
Lo scrittore,  ha comunque voluto sottolineare che, visti gli accaduti, in rapporto con le richieste di pena, quest’ultime sono sicuramente molto esagerate e sproporzionate. De Luca ha, inoltre, fatto leva sul pensiero di stampa del nostro Paese, che non risulta essere libero come si pensa, aggiungendo inoltre che lui non si sente vittima dell’accaduto, ma un testimone della censura di parola, divenendo nel corso del dibattimento da accusato ad accusatore. In un’udienza, ad esempio, sottolinea

“il verbo sabotare è un verbo nobile. Secondo il vocabolario della lingua italiana ha numerosi significati. Il primo che risulta è quello di danneggiamento materiale. Gli altri sono intralciare, impedire e ostacolare. Ritengo di aver detto che la Tav, questa linea di presunta alta velocità, ma si tratta di modesta accelerazione, vada ostacolata, impedita e intralciata e perciò di fatto sabotata”.

Linea di pensiero portata avanti anche nel suo pamphlet La parola contraria(Feltrinelli), pubblicata anche in Francia, Germania, Spagna, dove De Luca  usa l’eleganza della sua penna per difendersi dagli assalti della Procura torinese, sostenendo la volontà di qualcuno di mettere di  mettere il silenziatore ad ogni parola ostile ad una volontà diversa.

L’intera vicenda ha avuto origine nel 2013, quando il legale della società che si occupava dei lavori della Tav, denuncia lo scrittore, sostenendo che lo stesso sia responsabile di istigazione a delinquere.
Mittone, questo il nome del legale, accusa De Luca di aver utilizzato il proprio pensiero, facendo leva sulla sua grande cultura, in maniera errata, andando a fomentare laviolenza e proprio per questo è giusto che il pensiero di De Luca venga punito.

L’avvocato difensore di De Luca afferma che si sta venendo meno ad un principio fondamentale del nostro ordinamento, cioè quello relativo alla libertà di pensiero e inoltre dichiara:

“Con questo processo l’Italia sta affrontando un esame sulla libertà del pensiero –  dichiara – una norma deve tenere conto dello spirito del tempo e del sentire comune e l’ordine pubblico non è la pace sociale, la democrazia è l’antitesi di questo concetto”.

Aggiunge ancora l’avvocato Vitale che Erri De Luca non ha mai affermato di sabotare con la violenza i lavori per la Tav, ma bensiì sostenuto l’importanza del  fermare i lavori, bloccarli e quindi sabotarli nel senso di assenteismo da parte degli operai, non invitando ad alcun tipo di violenza
La richiesta dell’avvocato difensore di De Luca Gianluca Vitale è l’assoluzione totale dell’imputato.

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