È appena arrivato sul mercato è già il nuovo iPhone 6, realizzato da Apple, sta facendo discutere.
Prima sono arrivate le proteste legate alla presunta fragilità della scocca del dispositivo, ora le critiche giungono direttamente dall’Fbi. Alla base della discussione è il nuovo sistema operativo montato sull’iPhone, che permette l’utilizzo di chiavi criptate per aumentare il livello di privacy degli stessi utenti.
Secondo le indiscrezioni l’Fbi non gradirebbe questa inaccessibilità ai dati, ritenendola una mossa che potrebbe rendere più facili le operazioni criminose. Dopo lo scandalo intercettazioni rivelato da un ex analista dell’Nsa, Edward Snowden, dal quale erano emersi servizi di sorveglianza adottati nei confronti di comuni cittadini ,oltre che di politici e aziende, erano stati proprio gli utenti Apple a chiedere una maggiore tutela della propria privacy.
L’azienda nel libretto di accompagnamento all’iPhone indica che, per poter provare tutte le possibile combinazioni alfanumeriche di 6 caratteri, sarebbero necessari quasi 6 anni di tentativi. Anche se le combinazioni non dovessero raggiungere un numero così esorbitante, per i “legal hacker” dell’Fbi non sarà semplice agire. È lo stesso direttore dell’Fbi, James Comey, ad aver sottolineato come questo fatto possa rappresentare un problema; in particolare, ha espresso la sua preoccupazione perché alcuni cittadini potrebbero agire all’ombra della legge senza che nessuno abbia la possibilità di verificarlo.
Apple non ha voluto, per ora, replicare alle accuse lanciate da Comey, forte del fatto che i contenuti degli smartphone non dovrebbero entrare a far parte dei sistemi di comunicazione che, secondo una legge del 1994, mai aggiornata, devono garantire la possibilità di effettuare intercettazioni.
[…] trucchetto funziona sia sugli iPhone sia sui device che montano Android: tutti i sostenitori della privacy, dunque, possono sotterrare […]