Dopo un lungo anno d’indagini, sembra che il caso della morte della giovane coppia di Pordenone sia stato risolto: a freddare i due, il diciassette marzo 2015, sarebbe stato Giosuè Ruotolo.
Egli è caporalmaggiore dell’esercito di Somma Vesuviana di Napoli: il giovane, di soli ventisei anni, avrebbe avuto diversi dissapori con la vittima, divenuti sempre più accesi col passare del tempo.
I due, secondo quando raccontato da altri militari, in diverse occasioni avrebbero inscenato delle violente liti, spesso terminate con le botte: tale situazione però non sembrava fosse destinata a terminare nel breve periodo, visto che i contrasti tra i due erano quasi una routine quotidiana.
Ruotolo avrebbe deciso di farla pagare al suo compagno dell’esercito: il diciassette marzo dello scorso anno, egli avrebbe seguito Ragone e la fidanzata per un lungo tratto nella strada.
Una volta che il veicolo delle due vittime si sarebbe fermato, Ruotolo avrebbe impugnato una pistola ed avrebbe sparato, a bruciapelo, contro entrambi i ragazzi, uccidendoli.
La sentenza del Gip Rossi è stata appresa nel corso della giornata del sette marzo, dopo la richiesta dei pubblici ministeri Matteo Campagnaro e Pier Umberto Vallerin, avvenuta un mese prima prima, ovvero agli inizi del mese di febbraio.
Inoltre, il Gip ha condannato la fidanzata di Ruotolo agli arresti domiciliari; secondo Alberto Rossi, la donna avrebbe istigato il fidanzato a compiere tale atto o comunque è implicata nel caso.
A commentare la sentenza è stato l’avvocato di Ruotolo, che avrebbe sostenuto che il suo assistito è innocente e che, il rapporto che lo legava alla vittima, era normale e non turbolento come viene descritto.
Di parere contrario invece Nicodemo Gentile, parte civile che rappresenta i due giovani uccisi: l’avvocato ha sostenuto che non si tratta ancora di un procedimento definitivo, ma che la strada verso la giustizia, nei confronti di Teresa e Trifone, è sempre più vicina.
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