Pochi sono a conoscenza del fatto che sulla Terra sono presenti oggetti che sul nostro Pianeta non dovrebbero, a rigor di logica, trovare posto. Questi oggetti hanno anche un nome specifico, ovvero “Oopart“, che significa per l’appunto “fuori posto”.
Un caso paradigmatico è quello risalente alla fine della prima metà del 2009, quando al “Laboratory of Alternative History” arrivò una missiva con una documentazione fotografica e del materiale suscitante interesse. Oggetto delle foto erano alcune pietre che, ad una prima osservazione, non presentavano nessuna particolare caratteristica, ma ad un’analisi più attenta di foto e reperti si ebbe la sensazione che qualcosa di strano vi fosse all’interno, visto che parevano presentare una specie di filettatura simile a quella degli attuali bulloni.
I reperti erano stati rinvenuti in una cava situata in una cittadina russa e non ci volle molto tempo per rendersi conto che questi erano tutto tranne che pietre come tutte le altre: questa consapevolezza fu data dalla sensazione di intravedere:
“Come dei bulloni inseriti all’interno delle pietre”.
Un altro particolare insolito che venne notato fu che questi “bulloni” si presentavano pietrificati: nulla di strano se non fosse che per questo processo c’è bisogno di un gran lasso di tempo, lasso di tempo che può concretizzarsi anche in milioni di anni. La domanda è quindi sorta spontanea: l’occhio dei ricercatori cosa stava osservando?
Non si può tacere il fatto che su oggetti come quello appena descritto si hanno pochissime informazioni e che le stesse si presentano a volte in contrasto tra loro: quindi non si può certo mettere da parte l’ipotesi che questi “bulloni” pietrificati siano un falso oppure che si sia di fronte ad un’analisi errata dell’oggetto in questione.
Secondo quanto riportato da alcuni siti i reperti in questione, oggetto della documentazione fotografica, furono analizzate dai ricercatori dell'”International Research Center for Cosmic Research of Russia“, ONG creata da uno scienziato russo attraverso donazioni di privati e che nel 2009 stava svolgendo delle ricerche in merito alla presunta caduta di un meteorite in Russia.
Le prime analisi svelarono come le rocce sembravano assai risalenti nel tempo e appurarono la presenza al loro interno di un oggetto di dimensioni ridotte, pari a poco meno di un 1,5 cm e che ricordava molto da vicino “una vite o una bobina metallica“. Era palese che si fosse di fronte a qualcosa di assolutamente anacronistico. Fu proprio per questo che la seconda fase delle ricerche fu affidata ai ricercatori operanti all’Istituto Paleontologico della capitale russa e fu deciso di richiedere la collaborazione di studiosi appartenenti a diversi settori scientifici.
Le indagini appurarono che le rocce con la “vite” incastonata si erano formate nel giurassico e che intorno a quest’ultima erano presenti tracce di fossili, collegabili ad alcuni organismi marini esistenti in quell’era. Le ricerche appurarono come i tessuti di questi organismi:
“Erano formati da una struttura in cui era presente carbonato di calcio e come questi tessuti, una volta decomposti, lasciavano solo del materiale solido, simile ad oggetti moderni come una vite metallica”.
Ciò vorrebbe dire che quella che apparve come una vite metallica altro non era che il residuo di un organismo marino vissuto milioni di anni fa, anche se sono molti coloro che, tra scienziati e appassionati, rimangono dubbiosi su tale conclusione.