Sono passati nove mesi dalla notte del 3 giugno 2017, quando a Torino, in Piazza San Carlo, si scatenò una psicosi di massa, che generò una fuga incontrollata di migliaia di tifosi, lì riunitisi in occasione della finale di Champions. Il bilancio di quella notte fu la morte di una donna e il ferimento di 1526 persone, che furono schiacciate dalla folla e feritesi con i vetri delle bottiglie di birra rotte, disseminate sulla pavimentazione della piazza.
Sono state vagliate diverse ipotesi sulle cause che abbiano scatenato il panico. Oggi tra gli inquirenti, guidati dal procuratore Armando Spataro, dal procuratore aggiunto Vincenzo Paciello e dal PM Antonio Rinaudo, la tesi che individua come causa di quel dramma una rapina con spray urticante, diventa sempre più consistente. A tal proposito sono state effettuate delle analisi su alcuni oggetti raccolti dagli investigatori quella notte, tra cui un berretto, una borsa di pelle, una maglia e un pantalone.
Se i risultati dei test dovessero coincidere con l’ipotesi degli inquirenti, ci si troverebbe molto vicini a dare una spiegazione a una follia generale che sarebbe potuta divenire una vera e propria mattanza.
Inoltre, va ricordato che lo spray urticante è stato usato come arma già in diverse rapine nella zona del torinese.