Uno degli elementi di maggior discussione negli ultimi anni riguarda l’utilizzo di una particolare pillola contraccettiva di emergenza, nota comunemente come pillola dei cinque giorni dopo.
Discussione divenuta ancor più accesa dopo che la Commissione Europea, facendo seguito all’Ema (Agenzia europea dei farmaci), ha espresso parere positivo alla vendita di questo prodotto, nel continente, anche in assenza di un relativa ricetta, aprendo al recepimento o meno dei vari Paesi a questa indicazione. Vale a dire che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) potrebbe anche optare, nonostante il diverso intendimento dell’Ema, per mantenere l’obbligatorietà della prescrizione, dovendo però, in questo caso, poi motivare espressamente il perché di tale scelta.
L’orientamento attuale emerso all’interno del Cts (la Commissione tecnico scientifica) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), sembra andare verso il mantenimento dell’obbligatorietà della prescrizione medica, facendo venire meno la necessità, come avviene attualmente, di doversi sottoporre preliminarmente ad un test di gravidanza. Un orientamento che, comunque, unanimemente ha preferito attendere, prima di un pronunciamento definitivo, il previsto parere del Consiglio superiore di sanità (Css). Da questo punto di vista sembra che in seno a tale organo vi sia la volontà di mantenere il farmaco a base di Ulipristal nella categoria di tutti gli altri contraccettivi e, come tale, richiedendo per la sua vendita una preliminare prescrizione medica
Al momento è solo il nostro Paese, a livello mondiale, per ottenere il farmaco a prevedere non solo la ricetta, ma anche la necessità di un test di gravidanza. Infatti, dopo il recente pronunciamento in sede europea, anche le altre due Nazioni, Grecia e Polonia, che, così come l’Italia, non avevano espresso parere favorevole al nuovo regime in occasione dell’esame da parte dell’Ema, sembrano andare verso la non obbligatorietà della prescrizione. Pur vero, come sottolinea il direttore dell’Aifa, che sono ben i 11 paesi europei scettici a questa apertura in tema di contraccettivi.
Sono chiare, considerando il suo funzionamento, le ragioni del contendere. Da un lato l’Ema sottolinea che parliamo di un contraccettivo d’emergenza. La pillola, se utilizzata entro 120 ore dal rapporto sessuale a rischio (meglio un solo giorno), prevenendo e ritardando l’ovulazione, permette di evitare gravidanze indesiderate, ma proprio per la sua natura e per la tempistica in ballo vi è la necessità di una rapida assunzione. La possibilità di acquistarlo senza ricette, evidentemente, ne agevolerebbe diffusione ed utilizzo. E dello stesso parere sono i molti sostenitori che ribadiscono di come non si tratti di uno strumento abortivo, poiché non interrompe alcuna gravidanza, ma agisce sulla sola ovulazione.
Non meno coloro, invece, soprattutto in ambito cattolico, che parlano apertamente di “menzogne”, sostenendo come il suo utilizzo equivalga ad abortire, non permettendo l’attecchimento dell’ovulo fecondato nell’utero. Altri, invece, pur prendendo per buono l’assunto che non svolga alcuna azione abortiva, evidenziano come, sarebbe fuori luogo un suo inserimento tout court nelle normali misure anti-contraccettive, dal momento che essendo basato su un elevato dosaggio ormonale, tale farmaco risulta ben più invasivo, ad esempio, di una comune pillola anticoncezionale. Inoltre, molti se dovessero vederlo come un prodotto da banco, potrebbero determinarne un abuso, con alcuni che finirebbero per sostituirlo agli abituali metodi contraccettivi.