Quando il razzismo lo fanno a noi: comune svizzero espone un logo sui negozi per non far lavorare gli Italiani
Dal Comune di Claro, situato in Svizzera, arriva una notizia destinata sicuramente a far discutere ma, molto probabilmente, anche ad essere imitata da altre realtà, anche in Paesi diversi.èIn pratica, il piccolo centro ha deciso di certificare quelle imprese che si impegnano ad assumere manodopera esclusivamente svizzera. L’iniziativa è già iniziata da qualche giorno; sia le aziende che i negozi che ricorrono ad adozioni “in casa” possono esporre un logo, ben visibile ai propri clienti. Roberto Keller, il sindaco di Claro, ha dichiarato di essere già pronto a ricevere le critiche di chi lo accuserà di razzismo.
In realtà, secondo il primo cittadino elvetico, questa iniziativa non ha nulla a che fare con un comportamento antipatico o, ancora peggio, razzista, in quanto l’obiettivo è solamente quello della trasparenza. Il Comune oggetto di questa iniziativa conta 2.700 abitanti e si trova nella zona a nord di Bellinzona. Nonostante il confine con l’Italia non sia molto vicino (nell’arco di una sessantina di chilometri), sono molti gli Italiani che decidono di venire a lavorare in Svizzera; si tratta di un fenomeno che si è aggravato nell’ultimo decennio, come confermato dalle statistiche relative al 2014.
A dire il vero il tasso di disoccupazione in Svizzera è piuttosto basso, circa il 4% e non sono poche le aziende elvetiche che sostengono che la presenza di lavoratori italiani sia un bene per l’economia nazionale; diverse persone, però, pensano che gli Italiani siano presenti nel loro territorio solo per rubare il lavoro.
Sul logo che verrà esposto dalle aziende che aderiranno all’iniziativa verrà esposta una specie di pagella, all’interno della quale l’imprenditore dovrà indicare la percentuale di lavoratori autoctoni presenti nella propria azienda. In cambio di questa attenzione rivolta a chi risiede in Svizzera non verranno corrisposti sconti fiscali o altri benefici, che non sono ammessi per legge; si tratta di un titolo meramente onorifico. Sempre Keller ha voluto sottolineare come il problema lavoro, nella città di Claro, sia molto presente e sia addirittura peggiorato dopo il raggiungimento della parità tra il franco svizzero e l’euro. La scelta è stata adottata dopo l’invito di alcuni lavoratori, disposti a pagare qualcosa di più per le merci purché quanto pagato possa servire ad arricchire l’economia ticinese e non quella italiana.
La speranza è di lanciare un segnale anche alle altre città situate in prossimità del confine. Le accuse di xenofobia sono state, quindi, rispedite al mittente, in quanto non sono solamente i cittadini svizzeri che vivono a Claro a poter beneficiare dell’iniziativa, ma anche gli stranieri che risiedono all’interno della cittadina.
In pratica, un cliente sarà sempre libero di scegliere se entrare o meno in un negozio che espone il logo; si tratta, più o meno, di quanto già avviene in Italia con i prodotti doc. La tempesta valutaria che ha scosso la Svizzera pochi giorni fa sembra aver spaventato gli Elvetici, con i Sindacati che hanno cominciato a rendere pubblici casi di decurtazione di paghe spettanti ai lavoratori italiani. Nelle ultime ore è avvenuto un incontro tra Simonetta Sommaruga, presidente della Confederazione elvetica, e Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea. L’oggetto dell’incontro è stata la decisione assunta dalla Svizzera di introdurre un tetto all’arrivo di lavoratori da Paesi stranieri; la decisione è stata presa in seguito al referendum proposto il 9 Febbraio 2014, ma non è contemplata dai trattati internazionali.