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Quando la morte non fa più notizia, più di 700 bambini morti in mare nell’ultimo anno

Continua quella che è stata oramai definita da più parti come la “strage silenziosa” dei migranti nelle acque del Mar Mediterraneo. Secondo i dati diffusi dalla “Fondazione Migrantes“, sarebbero oltre 700 i bambini morti dall’inizio dell’anno, mentre il numero totale delle vittime sarebbe raddoppiato rispetto al 2014.

L’ATTO DI ACCUSA DELLA ‘FONDAZIONE MIGRANTES 3.200 vittime in mare, più del doppio rispetto all’anno precedente, e oltre 700 bimbi morti nel corso dei cosiddetti “viaggi della speranza” sui barconi nel Mar Mediterraneo. Sono questi i drammatici dati diffusi negli ultimi giorni da parte della Fondazione Migrantes che pone l’accento soprattutto sulla strage di bambini che ha oramai raggiunto proporzioni catastrofiche.
A denunciare lo stato di cose è lo stesso Direttore Generale della Fondazione, Monsignor Giancarlo Perego, secondo il quale:

“Oramai l’Europa dimostra di saper sempre trovare risorse solo per bombardare ma mai per salvare delle vittime innocenti”.

Perego punta il dito contro l’Operazione Triton che, contrariamente alle aspettative:

Non ha saputo rafforzare il salvataggio in mare di molte vite e che, rispetto alla tanto criticata Operazione Mare Nostrum, ha peggiorato la situazione”.

‘CANALI UMANITARI, NON MURI’ – Il duro ‘j’accuse’ di Monsignor Perego arriva a poche ore di distanza dall’ennesima tragedia, questa volta verificatasi nel Mar Egeo, dove un barcone carico di migranti si è rovesciato nei pressi delle coste della Turchia causando la morte di 11 persone, tra cui 5 bambini mentre, al momento, sarebbero 13 i dispersi.
Per combattere questo fenomeno, la Fondazione Migrantes da tempo ribadisce che è necessario che le alte istituzioni comunitarie non avvallino la costruzione di muri, come sta avvenendo in Ungheria, dal momento che questa soluzione impedisce la creazione di canali umanitari e, inoltre, fa il gioco di chi vuole fomentare il terrorismo nel Vecchio Continente.

“Anziché prediligere centri di accoglienza aperti, ancora una volta si parla di hot-spots chiusi come accade anche a Lampedusa”

conclude Perego, ricordando anche che da Gennaio ad oggi sono quasi 20 mila le persone sbarcate sulle coste siciliane e trasferite nel centro agrigentino.