Revenge porn: addio alle vendette in rete, Google mette fine alla pubblicazione di immagini hot da parte di ex partner rancorosi
Ancor oggi sono molte le vendette che si effettuano in tutto il mondo, tramite l’utilizzo della grande rete. La maggior parte sono opera di uomini (accade di rado che ne sia protagonista una donna) che si sentono abbandonati, e non trovano di meglio che gettare discredito sull’ex partner.
A volte nel passato queste vendette erano messe in atto tramite la pubblicazione di foto porno, o comunque spinte, e così le pose che si assumevano tra le lenzuola diventavano arma di ricatto o di offesa una volta che la relazione si interrompeva. La pubblicazione, quando questa avveniva, mirava ad umiliare l’ex compagna, allo scopo di metterla in difficoltà nella famiglia di origine, nella sua sede di lavoro o con il suo nuovo compagno. Spesso la pubblicazione veniva condivisa su altri siti (quasi sempre su siti porno, a volte anche su siti o blog aziendali) allo scopo di amplificare quella che era vista come una “punizione” meritata.
Da oggi questo non sarà più possibile, o comunque diventerà molto più difficile e complicato. Google ha infatti deciso di mettere un freno al cosiddetto “revenge porn”. Con questo termine si intende infatti la pubblicazione di foto vendicative, immagini che il più delle volte sono di nudo integrale o comunque in pose sessuali esplicite. Il motore di ricerca più famoso al mondo, tramite un post a firma del vicepresidente, Amit Singhal, ha giustificato che l’atteggiamento preso da famoso motore di ricerca, è da ricondurre esplicitamente verso il fenomeno delle “foto sessuali vendicative“. Il procedimento scelto per la rimozione dei link (è difficilissimo rimuovere materialmente le foto) che indicizzano alle immagini incriminate, prenderà avvio con la compilazione di un modulo che il motore di ricerca metterà a disposizione online, e che potrà essere utilizzato dalla persona che si sente danneggiata.
La strada da percorrere dovrebbe essere molto simile a quella scelta per il cosiddetto “diritto all’oblio”, l’unica differenza riscontrabile è quella che allora la sentenza della Corte di giustizia fu “imposta”, questa volta invece la decisione sembrerebbe essere stata presa autonomamente dalla dirigenza di Mountain View.
La problematica che interessa il “revenge porn” è molto sentita soprattutto in America, dove, secondo le ultime stime, almeno nel 15 per cento delle relazioni finite, vi è una minaccia di pubblicazione di foto porno per vendetta. Il fenomeno ha raggiunto picchi altissimi negli ultimi anni, soprattutto con la crescita esponenziale di smartphone e tablet, strumenti che rendono le foto agevoli anche nei momenti più intimi, e che ne permettono l’archiviazione e la successiva condivisione, in maniera molto più agevole che nel passato.