Save the children lancia l’allarme in Campania: “Un ragazzo su quattro non sa leggere”
Sono dati allarmanti,e riportati dalle pagine de ” Il Mattino” quelli emersi dall’indagine condotta da Save the Children, riassunti nel rapporto intitolato “Illuminiamo il futuro 2030 – Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa“, dove viene fotografata, tra le altre, una triste realtà, quella della Campania, dove il livello di istruzione è di gran lunga inferiore alla media anche e soprattutto a causa della scarsa qualità delle infrastrutture.
In particolare, dall’indagine è emerso che più di un adolescente su tre non possiede i livelli minimi di competenza in matematica e che uno su 4 non possiede gli stessi livelli minimi nella lettura. Colpa soprattutto degli scarsi servizi e delle pressocché inesistenti opportunità sia a livello scolastico che extrascolastico, basti pensare che in tutta la regione ben l’89% delle scuole primarie non prevede la possibilità di usufruire del tempo pieno e che ben l’84% dei minori di età non pratica attività ricreative, sportive e formative. E scendendo le cose non vanno meglio, con solo il 3% dei più piccoli che va al nido.
Carenza di strutture, servizi e attività che non rappresenta un dato di poco conto: i dati dimostrano che chi fa sport ha un rendimento scolastico decisamente più lusinghiero di chi non lo pratichi, e analoghe considerazioni sono legate anche a attività extra-scolastiche o accessi informatici.
Una triste realtà che rispecchia sia la carenza delle infrastrutture ma anche la povertà economica ed educativa delle famiglie: in Campania ben un minore su 5 vive in una condizione di povertà definita “estrema”, una povertà economica che va inevitabilmente ad alimentare la povertà educativa (ossia la mancanza di quegli strumenti necessari per uno sviluppo consono e un concreto futuro professionale), trasmettendola di generazione in generazione.
Questa situazione allarmante, sottolinea il rapporto, impedisce ai bambini e agli adolescenti campani di acquisire quelle competenze che consentiranno loro, in futuro, di farsi strada nella vita, in un territorio dove, spesso, le alternative più facili finiscono per essere legate alla criminalità. Per questo motivo urgono una serie di interventi volti a migliorare le infrastrutture e a rendere accessibili una serie di attività anche a coloro che sono economicamente svantaggiati.
Secondo l’indagine, infatti, il tempo pieno a scuola e il servizio di mensa” sono importanti al fine dello sviluppo delle capacità cognitive e non cognitive. Importantissime a tal fine anche le attività extracurriculari, ovvero la partecipazione ad attività sportive, ricreative e culturali, basti pensare che chi pratica sport raggiunge in media risultati più elevati in matematica, stessa cosa per chi ha l’abitudine di leggere.
E anche gli altri dati dalla ricerca confermano la povertà degli stimoli e delle occasioni di crescita per i bambini campani con 2 minori tra i 6 e 17 anni che confessano di non aver letto neppure un libro nell’anno precedente, l’80% che non ha visitato un sito archeologico o un museo ( qui la percentuale scendi di qualche punto) o il 70,6% degli intervistati che dichiara di non svolgere alcuna attività sportiva. Numeri che si commentano da soli, come conferma il direttore generale dell’Associazione, Valerio Neri:
“I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita” e continua “La povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate e aggrava e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e di impoverimento già presenti nel nucleo familiare. È per questo che abbiamo deciso di affrontare la sfida e ci siamo dati 3 grandi obiettivi sui quali impegnarci in prima persona, chiamando all’azione tutte le forze sociali e istituzionali che operano a tutela dell’infanzia per restituire un futuro ai giovani”
Un impegno, quello di Save the children che non si limita solo all’analisi, pensando che l’associazione ha realizzato ben 13 “punti luce” in 8 regioni, tra le quali la Campania, e ben due a Napoli, nei difficili quartieri Sanità e Barra, per progetti che hanno visti coinvolti più di 400 bambini in attività sportive, ludiche e creative.