Scontri e morti in India per ripristinare il Jallikattu: la tradizionale “corrida” è osteggiata dagli animalisti
Nelle ultime settimane, a dominare le cronache dei principali quotidiani dell’India è una tradizione millenaria, messa in discussione a causa della sua natura cruenta: il cosiddetto Jallikattu è infatti una sorta di “corrida” che vede protagonisti, come accade in Spagna, dei tori che vengono uccisi nel corso di appuntamenti annuali e che riscuotono un vasto seguito di pubblico.
Grazie soprattutto alle proteste delle associazioni di ambientalisti, circa due anni fa la Corte Suprema di Delhi aveva dichiarato “illegale” tale usanza, spiegando che questa versione moderna della tauromachia causa grandi sofferenze agli animali, definendola anche “antistorica” per le modalità con cui il toro viene letteralmente preso per le corna e successivamente ucciso.
Gli scontri degli ultimi giorni
Tuttavia, proprio la decisione della Corte aveva creato uno strisciante malumore all’interno di vasti strati della stessa società indiana, fino ad arrivare all’acme toccato negli ultimi giorni, quando diverse proteste e manifestazioni di piazza sono sfociate in veri e propri blocchi stradali, quartieri dati alle fiamme e scontri tra le diverse fazioni, causando anche delle vittime. Le proteste si sono sviluppate soprattutto nello Stato del Tamil Nadu, una regione meridionale dell’India e che fa capo al centro di Chennai: è qui che migliaia di manifestanti continuano a protestare per poter riportare in auge il rito del Jallikattu.
Il decreto d’emergenza
Dopo che il bilancio degli scontri è salito a 49 poliziotti feriti, con tanto di caserme incendiate e disagi alla mobilità delle principali arterie dello Stato, le autorità locali hanno deciso di intervenire. Nonostante la contrarietà espressa da alcuni esponenti della PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) e i precedenti interventi giurisprudenziali in materia, l’Assemblea del Tamil Nadu ha varato all’unanimità un decreto d’emergenza che, a meno di colpi di scena, consentirà di ripristinare il Jallikattu “in nome della tradizione”.
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