Si arresta la povertà in Italia, ma sono ancora 1,5 milioni le famiglie in grande difficoltà
L’Istat ha fornito i dati sulla povertà in Italia relativi all’anno 2014. In base a quanto indicato, le persone costrette a vivere in condizioni di povertà assoluta rappresenterebbero il 5,7% della popolazione; se ci limitiamo, al contrario, a parlare di povertà relativa, ancora più impressionante la percentuale, con il dato che cresce ulteriormente, attestandosi ad un 10,3% della popolazione italiana.
In termini numerici, queste numeri si traducono in quasi 1,5 milioni di famiglie che si trovano ad affrontare ogni giornata senza avere certezza su proprio futuro. Unico aspetto positivo è il fatto che l’incidenza della povertà assoluta sembra essersi stabilizzata, dopo che negli ultimi anni si era assistito ad un suo preoccupante aumento.
Come ci si poteva immaginare, sembrano vivere meglio coloro che abitano al Nord, dove la povertà si riduce, attestandosi comunque ad un non trascurabile 4,2%. Leggermente più alta la percentuale in Centro Italia (4,8%), mentre la situazione appare sicuramente più drammatica al Sud, dove, a leggere i dati, viene raggiunto l’8,6%, un dato che si commenta da solo e si accompagna a quello altrettanto allarmante della disoccupazione, in special modo di quella giovanile.
Migliora la situazione delle famiglie composte da 4 persone, ossia da padre, madre e due figli. Infatti, in questo caso, si è passati da una percentuale dell’8,6% al 5,9%. Allo stesso modo, deve essere segnalata una diminuzione della povertà tra le persone che si trovano tra i 45 e i 54 anni di età, scesa di 1,4 punti percentuali. Altra diminuzione nelle famiglie che vedono a capo un soggetto in cerca di occupazione. Quest’ultimo miglioramento è dovuto principalmente al fatto che, all’interno delle stesse famiglie sono presenti occupati, oppure soggetti che sono riusciti ad arrivare in età da pensione.
Un altro aspetto interessante è quello che riguarda la differenza dell’incidenza della povertà nelle diverse aree. Quelle metropolitane che si trovano posizionate nella medesima zona vedono una percentuale sicuramente minore di persone in situazione di povertà assoluta. Questo è valido soprattutto per il Mezzogiorno, mentre al Nord si verifica il caso contrario, in quanto le aree metropolitane vedono il 7,4% di persone in stato di povertà contro il 3,5% degli altri comuni.
È stata poi esaminata anche la differenza esistente tra le famiglie composte da stranieri e quelle nelle quali sono compresi solamente cittadini italiani. Si passa da una percentuale del 4,3% per queste ultime al 12,9% per le famiglie che ospitano sia Italiani che stranieri, arrivando ad un livello superiore al 23% per gl stranieri.
Sempre in questo ambito, i risultati indicano come la povertà che colpisce le famiglie stranieri è 6 volte maggiore rispetto a quelle italiane sia al Nord che al Centro, dimezzandosi al Sud.
Per quanto riguarda povertà e livello di istruzione, è stato confermato come la prima è destinata a scendere quando aumenta il titolo di studio. Tra i diplomati la percentuale è del 3,2%, contro quasi il 9% di chi ha solamente una licenza elementare. Inoltre, nelle famiglie che vedono come figura principale un libero professionista, un imprenditore, oppure un dirigente, l’incidenza della povertà è limitata ad una percentuale del 2%. Sale al 4,4% per i capifamiglia ritirati dal lavoro e arriva quasi al 10% per le famiglie che vedono al loro interno operai. Infine, come è immaginabile, aumenta ulteriormente qualora la persona di riferimento sia in cerca di una qualche occupazione, toccando in questo caso un livello di povertà pari al 16,2%.
Esaminando la povertà relativa, anche quest’ultima è stabile rispetto agli anni passati, con un totale di quasi 8 milioni di persone coinvolte. In base a quanto dichiarato dal Premier Renzi, questi dati confermano come il nostro Paese abbia iniziato a “svoltare” dopo la crisi che l’ha colpito da qualche anno a questa parte, anche se rimane ancora molto lavoro da portare avanti. In particolare, il Premier.
L’Unione dei consumatori, invece, pur indicando come la stabilità delle percentuali sia un dato sicuramente migliore rispetto ad un loro peggioramento, ha indicato come i dati relativi al 2014 non fanno altro che dimostrare che l’Italia è ancora lontana da una condizione che la ponga fuori dal cosiddetto “Terzo mondo”. Proprio per questo, attraverso le parole del segretario Dona, è stato richiesto al Governo di garantire il bonus di 80 euro a coloro che sono incapienti. In alternativa, è stato proposto a Renzi di valutare l’adozione di un bonus reddito minimo. Lo stesso Codacons ha voluto esprimere il proprio parere, segnalando come le cifre abbiano evidenziato la presenza di un numero enorme di poveri nel nostro Paese, un dato che viene definito, dallo stesso Codacons, come “vergognoso“.