Una nuova alba di morte in Siria. Secondo le ultime stime di Ondus, l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, il bilancio è di 58 vittime. Tra queste, ci sarebbero anche 11 bambini. Il numero dei morti è destinato a salire nelle prossime ore, considerate le 160 persone rimaste intossicate a seguito di un attacco condotto contro l’ospedale di Idlib. Stando a fonti giornalistiche, confermate dai dottori che lavorano all’interno dell’ospedale, teatro della tragedia, durante l’azione sarebbe stato utilizzato il temibile gas Sarin, una delle armi chimiche più pericolose.
Da subito, le colpe del raid sono state attribuite alle truppe governative di Assad. Netta la condanna degli Stati Uniti, la cui posizione però rimane ambigua sul teatro di guerra siriano. Da una parte, infatti, il comunicato di forte contrarietà in relazione all’azione realizzata da Assad, dall’altra le accuse esplicite alla precedente amministrazione Obama, incapace – stando alle dichiarazioni del portavoce di Trump – Spicer – di neutralizzare l’arsenale chimico a disposizione del regime di Assad. Condanna unanime anche da parte dell’Unione Europea.
Qualche ora dopo il raid, il ministero della Difesa russo ha fornito la propria versione dei fatti. L’arsenale utilizzato per l’attacco, secondo i russi, sarebbe stato in mano ai ribelli fino a poco tempo prima. Lo stesso arsenale era stato bombardato dagli aerei siriani in occasione di un precedente raid, condotto dalle truppe di Assad. Una tesi, quella di Mosca, che smentirebbe – se confermata – l’ipotesi secondo cui dietro l’attacco chimico di ieri ci fosse Assad ed il suo regime.
Nella giornata di ieri c’è stata anche una telefonata tra Putin ed Erdogan. Russia e Turchia sono al fianco di Assad nella guerra ai ribelli e terroristi in Siria e dopo l’attacco portato alla provincia di Iblid confermano il loro impegno nella lotta all’Isis, definendo inaccettabile e disumano quanto avvenuto ieri.
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