Secondo una ricerca scientifica condotta dall’IRCCS dell’Ospedale San Raffaele di Milano, alla genesi della maggior parte dei tumori pancreatici ci sarebbero mutazioni dei geni BCRA1 e BCRA2, già noti come probabili agenti patogeni di neoplasie alla mammella e all’ovaio.
Con una percentuale di 9 su 100 pazienti di età inferiore ai 74 anni, infatti, le mutazioni genetiche di tali cellule sarebbero collegabili all’insorgenza del carcinoma al pancreas, una forma particolarmente aggressiva e scarsamente curabile.
I geni BRCA1 e BRCA2 non mutati sono dotati di un’attività onco-soppressiva, in quanto contribuiscono a correggere i danni al DNA indotti dall’esposizione ad agenti cancerogeni, svolgendo pertanto un’azione preventiva nei loro confronti.
Al contrario, in seguito a processi di mutazione BRCA, questi geni perdono progressivamente la loro capacità preventiva, diventando quindi inefficaci e consentendo lo sviluppo dei carcinomi.
Tali mutazioni, oltre ad essere pericolose nei confronti di ovaio e mammelle, sembra lo siano anche verso colon, prostata e pancreas, organi che hanno quindi maggiori probabilità di ammalarsi di tumore.
Lo studio clinico, che è stato effettuato su 939 pazienti, ha messo in luce una sicura correlazione tra la mutazione genetica e la presenza di un adenocarcinoma pancreatico in soggetti con meno di 74 anni.
Questa osservazione ha confermato che, in oncologia, il patrimonio genetico mutato predispone all’insorgenza di carcinomi in pazienti piuttosto giovani, dato che il fattore età si è rivelato discriminante.
Tenendo conto che il tumore pancreatico è tipico della terza età, il dato confermerebbe il motivo per cui, prima dei 40 anni, la percentuale di ammalati portatori di mutazione aumenta al 17%.
Si tratta di una scoperta estremamente importante in quanto consente di portare avanti protocolli preventivi su famigliari dei pazienti oncologici, basandosi su screening genetici da effettuarsi ciclicamente.
Inoltre si è anche rilevato che, in caso di neoplasia pancreatica collegata a mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, le terapie più efficaci sono quelle a base di cisplatino, che viene pertanto utilizzato selettivamente.