Quella imposta dal Garante della Privacy è una svolta che sicuramente farà piacere a tutti coloro che si sono ritrovati a rispondere a telefonate da parte di un call-center senza però, una volta risposto con il classico “Pronto?“, ricevere risposta.
Si, perché se vi state chiedendo il motivo di tutto ciò, la risposta è semplice: a contattarvi è stato effettivamente uno dei tanti call-center sparsi per la Penisola ( o esternalizzati in un paese straniero) , ma la telefonata è partita da un programma che contatta utenze telefoniche in modo “random” per prendere nota dell’orario in cui c’è qualcuno a casa.
Questo modus operandi è stato così utilizzato da spingere diversi utenti, esasperati da queste telefonate mute, da loro classificate come una sorta di “stalking”, a rivolgersi al Garante della Privacy, il quale ha imposto delle regole che praticamente mirano ad azzerare questo fenomeno.
Le nuove norme prevedono infatti la possibilità di fare un massimo di tre telefonate “mute” ogni 100 riuscite. Inoltre da oggi le telefonate non potranno più essere del tutto silenziose, ma dovrà farsi in modo che l’utente che ha ricevuto questa telefonate capisca che questa proviene da un call-center. Inoltre queste chiamate dovranno rimanere nei database dell’azienda per un periodo uguale ad almeno 24 mesi.
Andando più nello specifico delle linee guida tracciate dal Garante della Privacy va messo l’accento sul fatto che le telefonate non potranno durare più di 3 secondi, i quali andranno conteggiati a partire dalla risposta dall’altra parte della cornetta. Inoltre la percentuale del 3% di telefonate senza risposta da parte del call center non dovrà essere sforata nell’ambito di una singola campagna promozionale, il che significa che se in una campagna saranno effettuate meno di 3 telefonate mute ogni 100 questo non significa che quelle non effettuate potranno andare ad alzare la percentuale in un’altra campagna.
Come detto, chi riceve la telefonata dovrà poter capire che a contattarlo è stato un call center: tutto ciò sarà reso possibile dal “comfort noise“, ovvero la percezione dei rumori tipici di un call center, come squilli dei telefoni o altri operatori che parlano. Inoltre, dopo una telefonata muta, bisognerà far passare cinque giorni prima di una nuova telefonata, nella quale l’utente dovrà però avere modo di poter trovare qualcuno dall’altra parte della cornetta.
Nella sua relazione il Garante della Privacy ha parlato di queste telefonate come di un comportamento paragonabile ad una sorta di stalking e ha fatto presente che se da un lato è vero che i call-center devono cercare di svolgere al meglio il proprio lavoro di telemarketing, dall’altro lato è altrettanto vero che tale attività non può essere svolta ledendo quello che è il rispetto dell’utente, rispetto che si esplica anche nel diritto a non ricevere telefonate che possono essere vissute con disagio e fastidio, quando non generando una sorta di timore.
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