Grandi novità nel campo della medicina. Recentemente, l’Indiana University School of Medicine ha scoperto la presenza di un marcatore di RNA comune tra le persone che potrebbero tentare il suicidio.
L’equipe, guidata da Niculescu, professore di psichiatria e di neuroscienze della Facoltà di Medicina, ha associato all’ esame del sangue un questionario di nuova generazione, realizzato in una app. Il questionario si è rivelato uno strumento utile per prevenire i rischi di suicidio tra i pazienti psichiatrici, in quanto è in grado di stabilire e di rilevare i pensieri suicidi con una precisione dell’80%.
I questionari proposti dall’applicazione sono stati sviluppati separatamente. Un’app è in grado di acquisire dati relativi all’umore e allo stato di ansia del paziente; altri questionari, invece, indagano su eventuali problemi di vita che potrebbe avere il paziente, come lo stress, la dipendenza, la sua salute mentale e fisica.
Grazie al test del sangue e all’applicazione su tablet possono essere sviluppati dei trattamenti specifici per salvare le vite umane a rischio di suicidio. Lo studio è stato condotto su un gruppo di malati psichiatrici. Tra i pazienti con disturbo bipolare, che hanno partecipato al test, è stato scoperto un marcatore dell’RNA in comune, che pare possa essere ricondotto alla tendenza suicida delle persone.
Da un campione di 217 pazienti, ben 37 casi di probabile suicidio sono stati riconosciuti grazie ai test del sangue e all’app elaborata dal team di Niculescu. I risultati sono stati eccellenti e il test ha mostrato una attendibilità del 90% e del 98% nel caso dei pazienti bipolari. Grazie ai biomarcatori individuati dai campioni di sangue prelevati ai pazienti e ai dati raccolti dall’applicazione, l’equipe ha riconosciuto quali pazienti avrebbero tentato il suicidio l’anno seguente.
Questi biomarcatori sono stati classificati in due categorie, quelli che producono l’dea del suicidio e che sono collegati a geni tipici della schizofrenia e i biomarcatori che, invece, determinano un comportamento suicida e che sono arricchiti da geni coinvolti nell’umore e nelle attività neuronali.
Gli scienziati ritengono che questo test del sangue e il questionario saranno ben presto disponibili presso gli studi medici. I test per rilevare i biomarcatori dovranno essere perfezionati, ma i risultati raggiunti sinora sono ritenuti più che soddisfacenti.
Tuttavia, Niculescu ha ammesso due limiti nell’indagine condotta dai propri ricercatori. Innanzitutto lo studio è stato condotto su un campione di soli uomini, e occorrerebbe vedere l’effetto dei test anche sulle donne. In secondo luogo, il test è stato rivolto solo a malati psichiatrici e bisognerebbe valutare per il futuro, come si comportano i biomarcatori di individui a cui non è stato diagnosticato alcun disturbo psichiatrico.
Prevedere il rischio di suicidio tra i pazienti psichiatrici è uno dei maggiori dilemmi della psichiatria e grazie a questa scoperta, contutta probabilità, sarà possibile in futuro tutelare questi pazienti e salvare le loro vite. Il progetto è ambizioso e vuole estendersi anche a coloro che tentano il suicidio pur non essendo malati psichiatrici.