Fino ad oggi era chiamato “The shooter”, ora ha finalmente un nome, il Navy Seal responsabile dell’uccisione del n° 1 di Al-Qaeda nel 2011. La rete televisiva Fox ha in programma uno speciale con una intervista a Rob O’Neill, che sarà mandata in onda il 10 e l’11 novembre, ma il tanto atteso scoop è stato reso vano dall’intervista che il padre del protagonista ha rilasciato al quotidiano Daily Mail. L’uomo conferma che l’uccisore di Osama Bin Laden è proprio il figlio, che faceva parte della gruppo chiamato “Team Six”, incaricato di portare a termine la delicata missione nel compound pakistano di Abbottabad, ultimo rifugio del leader islamico.
Rob O’Neill, originario dello stato del Montana, in carriera ha svolto molte missioni con le unità speciali della marina americana, missioni per le quali è stato insignito di una serie di medaglie e di riconoscimenti che supera le 50 unità. Le missioni di O’Neill si sono svolte nella stragrande maggioranza in Irak ed Afghanistan. Tra le azioni più importanti eseguite con il suo gruppo, si ricordano il salvataggio del capitano di una nave caduta in mano ai pirati somali, la Maersk Alabama, ed il soccorso ad un’altra unità statunitense che era rimasta catturata in una imboscata dei guerriglieri talebani.
La decisione dell’ex soldato di rilasciare questa intervista, nella quale si racconta dell’uccisione di Osama Bin Laden con tre colpi alla testa, è stata accolta negativamente da parte dell’ambiente militare USA, ed O’Neill potrebbe essere anche incriminato, in quanto questo si configura come una violazione del “codice di condotta”.
Intanto, da parte degli ufficiali, è stata emessa una comunicazione a tutti i membri dei reparti speciali, nella quale si ricordano i loro doveri in questo senso. Si teme anche una possibile vendetta da parte dei seguaci del leader di Al-Qaeda, ipotesi sulla quale si è espresso in maniera ironica il padre dell’ex Navy Seal, che ha dichiarato di essere pronto a dipingere un “bersaglio” sulla porta della propria abitazione.
Rob O’Neill era stato protagonista, questa volta in maniera anonima di una intervista precedente, pubblicata nel 2013 dalla rivista Esquire. Nel corso dell’intervista, dichiarava che la sua famiglia si trovava in difficoltà proprio a causa della sua inclusione nei servizi speciali, e che in casa le valigie dell’intera famiglia erano sempre pronte in caso fosse necessario fuggire improvvisamente.
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