Scoperta realmente rivoluzionaria quella realizzata da una squadra di medici ricercatori della Temple University, in America, un risultato che potrebbe rappresentare una svolta di portata storica nello studio per combattere l’HIV.
Questa equipe infatti è riuscita a eliminare, per la prima volta in assoluto, su un campione di laboratorio di cellule infette, il virus HIV, il virus strettamente correlato con l’insorgere dell’ Aids, patologia che specialmente nei primi anni novanta rappresentò un vero e proprio incubo per l’intera umanità, con una diffusione pari a quella che in quest’ultimo periodo ha avuto il virus Ebola.
Ad oggi la situazione, vista anche una maggior campagna di informazione nei confronti di questo virus e in generale le malattie sessualmente trasmissibili, è migliorata, ma nel Mondo, specie in Africa, lo stato di allerta è ancora alto e la ricerca va avanti per trovare un rimedio efficace.
I risultati di quest’ultimo studio inducono comunque all’ottimismo in quanto si è visto che questo enzima riuscirebbe a trovare e dividere le sequenza di RNA, destinato alla riproduzione del virus, impedendone quindi l’espandersi dello stesso.
Nonostante nell’ultimo quinquennio la ricerca abbia dato ottimi frutti, nessuno mai era riuscito nella difficile impresa di agire direttamente sul replicarsi del virus nel DNA nel paziente; in particolare il team della Temple University, guidato dal professore Kamel Khalili, ha applicato questo studio, riuscendo a contrastare il virus del ceppo HIV-1, uno dei più diffusi al Mondo, con casi che vanno dall’Europa all’America, sino al maggior concentramento in Africa Centrale.
Lo studio ha permesso di applicare questo enzima anche a virus di HIV meno aggressivi , capaci di replicarsi con un’intensità minore, ma che potrebbero nel corso degli anni creare nel paziente un’indebolimento, portandolo ad avere problemi renali cronici, infarti e disturbi dell’apparato osseo.
Il professor Kamel Khalili ha studiato come questo speciale enzima sia capace di cercare all’interno del DNA, le parti di genoma virale, riuscendolo ad isolare la parte infetta, tagliandola materialmente la sequenza alle estremità (inizio e fine), saldandole: in questo modo la sequenza resta staccata, è di facile individuazione e si evita di contagiare la restante parte di DNA.
Questo studio, ancora in fase di laboratorio, potrebbe rappresentare davvero la chiave di volta per le cure future dei malati di HIV e lo stesso Khalili ha evidenziato come si stia camminando nella giusta direzione, facendo passi da gigante, con l’auspicio di rimuovere completamente in futuro questo aggressivo virus su qualsiasi tipologia di cellula, dato che al momento questo speciale enzima capace di ricercare il virus all’interno del DNA, isolandolo, si è rivelato efficace solo su tre tipologie di cellule.