Turchia: rinvenuto il presunto Vangelo di San Barnaba che anticiperebbe la venuta di Maometto. Testo che, se vero, rivoluzionerebbe il Cristianesimo
Nel corso di un’operazione anti-contrabbando svolta in Turchia è stato rinvenuto un manoscritto che, qualora fosse dimostrata la sua autenticità e la sua attendibilità, porrebbe molti interrogativi e rivoluzionerebbe il tradizionale concetto di cristianità.
Il manoscritto, redatto in aramaico su fogli di pelle, è stato attribuito a San Barnaba, un apostolo di Gesù. A differenza degli altri Vangeli, ufficiali ed apocrifi, è l’unico che non considera esplicitamente Gesù come figlio di Dio, ma afferma, in merito a questo punto, che sono le altre persone a considerarlo tale. Secondo quanto riportato nelle pagine del manoscritto, Gesù sarebbe stato solo un importante profeta, tanto che avrebbe predetto la venuta di Maometto.
Una seconda differenza molto rilevante rispetto alla storia tramandata dalla Chiesa riguarda la morte di Gesù: ad essere crocifisso, infatti, non sarebbe stato lui ma bensì Giuda, che, dopo il tradimento, avrebbe subito un cambio di identità grazie all’intervento degli arcangeli. In questo modo, assumendo le sembianze fisiche di Gesù, sarebbe stato lui a finire sulla croce.
Rimangono molti dubbi sull’origine e sulla datazione del documento. Per alcuni, tra cui l’agenzia iraniana Basij, il Vangelo risale al V-VI d.C e, se così fosse, sarebbe molto interessante perché anticipa la venuta sulla Terra del profeta Maometto. Per altri, però, il documento risale al tardo Medioevo, attorno al 1500 e costituirebbe una mossa del regime iraniano per screditare la cristianità. Rimane il mistero anche sulla posizione assunta dal Vaticano sulla questione: pare che abbia fatto richiesta alle autorità turche di visionare il documento, anche se non ci sono conferme ufficiali in merito.
Secondo alcuni analisti, interessati allo studio del documento, “il vangelo attribuito a San Barnaba” rappresenterebbe, però, un maldestro falso, scritto da un ebreo europeo del Medio Evo, in possesso di una certa familiarità con il Corano e i Vangeli, il quale si sarebbe divertito, pur ignorandone i motivi, a mescolare elementi delle due tradizioni, ma seminando il testo di una serie di macroscopici errori. Sono, subito, balzati all’occhio degli studiosi di Aramaico diverse imprecisioni, ad esempio, la stessa iscrizione citante il termine libro, ma nell’antica lingua non era aduso riferirsi alla Bibbia con la parola “libro”, ma si soleva additarla come Vecchio e Nuovo Testamento, o ancora il testo descrive la presenza di nove cieli, mentre il decimo sarebbe costituito dal Paradiso contraddicendo quanto riportato dal Corano sull’esistenza di sette cieli, o parlando di Maria che diede alla luce Gesù senza dolore, mentre sempre mel testo islamico si fa riferimento ai travagli del parto. Si trattarebbe, quindi, per alcuni studiosi, di un escamotage per gettare discredito nei confronti della dottrina cristiana; sempre il testo, infatti, afferma che sul corpo di Cristo vennero messe cento libbre (pound) di pietra, altro elemento che induce a pensare che la datazione del testo non possa che essere recente. Il primo uso della libbra (pound), infatti, come unità di misura, risale all’Impero ottomano, ben dopo la presunta orgine del Vangelo apocrifo