Erano gli inizi del 1983: Monica, allora bambina di undici anni, aveva appena terminato di leggere la celebre opera letteraria di Primo Levi, “Se questo è un uomo”.
Il libro figurava nella lista delle opere letterarie da leggere per le vacanze di Natale dettata dalla professoressa di Monica, Maria Mazza-Ghiglieno.
La giovane Monica, non riuscendo a comprendere alcuni passi del libro e non ottenendo risposte soddisfacenti nemmeno dalla sua professoressa di lettere, scelse – con quella dose di incoscienza che solo un’undicenne poteva avere – di scrivere direttamente all’autore, cercandone l’indirizzo sull’elenco telefonico e chiedendogli perchè nessuno era intervenuto per fermare il massacro degli Ebrei, domandandosi se i tedeschi fossero “cattivi”.
La bambina, scrivendo a Levi sulla sua carta da lettere preferita decorata con pupazzi e fiori, non pensava di rivolgersi ad un autore di fama planetaria e per questo lo invitò ingenuamente addirittura nella propria scuola ma, inaspettatamente, lo scrittore le rispose.
La risposta di Primo Levi le giunse pochi mesi dopo, datata 25 aprile 1983 – ovvero nel giorno del trentottesimo anniversario della Liberazione.
Primo Levi, nella sua lettera di risposta a Monica, parlò di “indifferenza, egoismo, ignoranza volontaria” da parte dei tedeschi, ribadendo che non erano cattivi ma semplicemente preferivano “non vedere” quanto stava accadendo sotto i loro occhi.
Dopo il suicidio di Primo Levi, avvenuto poco meno di quattro anni dopo (11 aprile 1987), Monica mise la lettera in un cassetto assieme ad altre, perdendone in seguito le tracce.
Durante un trasloco, trentadue anni dopo, la lettera è ricomparsa, fornendo nuovamente le sue risposte alla donna, che ha deciso di renderne pubblico il contenuto.
Il testo integrale della lettera è riportato in calce.
“25/4/83
Cara Monica,
la domanda che mi poni, sulla crudeltà dei tedeschi, ha dato molto filo da torcere agli storici. A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed è ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi. La cosa più brutta vista in Lager credo sia proprio la selezione che ho descritta nel libro che conosci.
Ti ringrazio per avermi scritto e per l’invito a venire nella tua scuola, ma in questo periodo sono molto occupato, e mi sarebbe impossibile accettare. Ti saluto con affetto.
Primo Levi”
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