Una ricerca condotta da un gruppo di studiosi dell’Università romana di Tor Vergata, ha analizzato ben 2550 studenti delle scuole superiori, scoprendo che tra tutti coloro che si sono sottoposti a piercing o tatuaggi, ben un quarto ha avuto seri problemi di infezioni. Si parla quindi di circa il 25% di giovani che non ha avuto un’esperienza pacifica e indolore nell’applicazione di piercing e tatuaggi. Inoltre solo il 17% di tali ragazzi ha firmato un consenso informato su rischi e metodologie prima dell’intervento.
Tra i giovanissimi quindi oltre che disattenzione c’è soprattutto disinformazione. Sempre da tale importante ricerca è emerso che solo il 54% dei ragazzi era stato attento alla sterilizzazione degli strumenti e si è detto tranquillo delle metodologie di applicazione. L’altra metà del campione intervistato si è rivelato assolutamente ignorante in merito ai rischi e alle malattie trasmissibili con strumentazione non sterilizzata, tra cui epatite B e C ed AIDS.
L’80% dei ragazzi ha affermato di conoscere l’esistenza di rischi, ma in realtà intervistati non rivelano essere molto preparati in merito alle reali malattie trasmissibili.
La scelta di interventi improvvisati o “economici”, possono quindi portare alla comparsa di rischi davvero seri; questo perché i virus sopravvivono davvero a lungo sugli strumenti. Si parla di circa un mese di sopravvivenza per ogni virus all’interno degli anestetici.
Secondo il professor Vincenzo Bruzzese, presidente del Congresso di Gastro Reumatologia, il rischio non è intrinseco nella decisione di effettuare interventi di applicazione di piercing e di tatuaggi, quanto nella scelta di recarsi presso centri improvvisati o con personale che non sterilizza gli strumenti ed opera in scarsissime condizioni igieniche.
Non è possibile optare per la creazione di un tatuaggio ad esempio in carcere o nell’ambiente domestico. Proprio in questi luoghi infatti si ricorre spesso a differenti strumenti quali corde di chitarra, graffette o aghi per il cucito; davvero dannosi e pericolosi perché contaminati da batteri e possibili veicoli di malattie infettive.