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USA: dopo l’assalto al Congresso Trump rischia la rimozione

Stati Uniti: dopo l’assalto al Congresso dei sostenitori repubblicani si palesa l’ipotesi di rimuovere, con effetto immediato, il presidente uscente Donald Trump dal suo incarico facendo appello al venticinquesimo emendamento della Costituzione.

Secondo quanto previsto dalla legge americana, infatti, il Presidente in carica può essere rimosso quando ritenuto incapace di assolvere ai propri compiti; possono ricorrere a tale emendamento il vice presidente, che in questo caso sarebbe chiamato a sostituirlo, la maggioranza degli ufficiali esecutivi del presidente o un altro organo nominato dal Congresso.

Questa l’ipotesi che circolerebbe all’interno della Casa Bianca ma ancora non è stato presentato nulla di ufficiale. In seguito all’assedio verificatosi al Campidoglio (Washington) il 6 gennaio da parte di gruppi di manifestanti a favore di Trump, sta prendendo corpo la volontà di destituire l’attuale Presidente prima della scadenza naturale del suo mandato (prossimo 20 gennaio), in quanto riconosciuto incapace di mantenere ordine e sicurezza nel paese.

Più di un esponente democratico ritiene Trump responsabile di aver incitato alla violenza i suoi sostenitori negli scontri di Washington dove sono stati registrati 4 morti e numerosi feriti e che sia auspicabile per gli USA rimuoverlo al più presto per scongiurare ulteriori simili episodi. Grande sdegno e preoccupazione sono stati espressi anche dagli ex presidenti americani e dai leader politici degli altri paesi. L’opinione generale è che l’irruzione dei manifestanti (alcuni dei quali armati) negli edifici di Capitol Hill rappresenta un fatto deplorevole, da condannare assolutamente, soprattutto se istigato dal comportamento sconsiderato di un capo di stato intenzionato a ribaltare l’esito di un’elezione.

Decisamente un brutto colpo inferto al cuore della democrazia americana, da sempre simbolo mondiale del diritto all’uguaglianza e alle pari opportunità.