Il rapporto stilato dal Senato Usa relativamente alle modalità con cui la Cia avrebbe cercato di ottenere informazioni dalle persone finite sotto la propria custodia nelle strutture che l’agenzia di intelligence americana ha utilizzato al di fuori del territorio nazionale successivamente all’11 Settembre di 13 anni fa ha, come prevedibile, scatenato un putiferio e portato ad un innalzamento delle misure di sicurezza intorno ai potenziali obiettivi dei terroristi, sia sul territorio Usa che all’estero.
L’indagine condotta dal Senato ha portato alla luce l’utilizzo di pratiche non consentite, quali l’uso di pompe d’acqua rettali e del waterboarding. Inoltre è stato appurato come vi siano stati diversi casi in cui gli interrogatori sono andati avanti praticamente ininterrottamente anche per una settimana e come alcuni prigionieri siano stati sottoposti a sofferenze gratuite, quale ad esempio quella di essere tenuti in piedi a forza, nonostante avessero delle fratture alle gambe.
Ovviamente molto dura è stata la reazione dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Obama ha stigmatizzato senza mezzi termini quanto emerso dalle indagini in questione e ha affermato come quanto fatto dall’Agenzia di intelligence sia del tutto in contrasto con quelli che sono i valori della democrazia americana. Il Capo di Stato americano ha criticato i metodi in questione e ha accusato l’Agenzia di avere, in questo modo, prodotto un gravissimo danno all’America: danno che per Obama non è solo a livello d’immagine ma anche strategico. Il Presidente Usa ha, infatti, affermato che quanto emerso porterà la sua Amministrazione ad avere più difficoltà nel perseguire gli interessi di tutti gli Americani e renderà più complicati i rapporti con gli altri Paesi. Infine ha garantito che da qui alla fine del suo secondo ed ultimo mandato userà tutti i poteri a sua disposizione per fare in modo che tali metodi non trovino mai più cittadinanza all’interno non solo della Cia, ma di tutte le agenzie di intelligence americane.
Il rapporto ha messo l’accento anche sulla scarsa collaborazione dei dirigenti della Cia, lamentando come l’Agenzia abbia concretamente cercato di ostacolare l’accertamento delle modalità attraverso le quali sono stati condotti gli interrogatori nei confronti dei sospettati di terrorismo. Inoltre è emerso come alcuni membri dell’Agenzia abbiano, in questi anni, espresso più di una perplessità sui metodi utilizzati, ma come tali perplessità siano state sempre bollate come inutili o immotivate dai massimi dirigenti della Cia stessa. Nel frattempo, subito dopo la diffusione del rapporto, è stato alzato il livello di allerta nelle ambasciate e nelle zone dove massiccia è la presenza di militari americani. La certezza è che la diffusione dei risultati delle indagini, risultati che per la prima volta documentano in modo pubblico la messa in atto di torture (commesse nei cosiddetti “siti neri” creati nel Vecchio Continente e in Asia) nei confronti di persone sospettate di appartenere ad organizzazioni terroristiche come quella fondata da Osama Bin Laden, potrebbe portare ad un’ondata di proteste nei Paesi arabi e alla programmazione di qualche attentato contro obiettivi Usa dislocati anche al di fuori del territorio nazionale.
Quello che per ora è certo è che le polemiche a livello nazionale ed internazionale sono destinate ad esplodere nei prossimi giorni e ad andare avanti per molto tempo: come sempre accade in questi casi vi sarà chi giudica un’inchiesta di questo tipo la prova del fatto che gli Stati Uniti sono una vera democrazia e chi invece la valuterà come l’ennesima prova del contrario.