La giornata dei pacchi bomba
La serie di pacchi esplosivi recapitati ieri all’ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, all’ex candidata democratica, Hillary Clinton, e a diversi esponenti di spicco del loro partito ha fatto vivere all’America intera una giornata di paura come non succedeva da tempo: le bombe rudimentali inviate loro (oltre che alla sede dell’emittente CNN), in una sorta di attacco simultaneo in diversi luoghi – che, con le dovute proporzioni, ha ricordato quello dell’11 settembre – hanno fatto pensare a un gesto simbolico in vista delle Elezioni di Midterm 2018, ma anche a dei possibili emuli di Unabomber.
E mentre l’FBI ha già avviato una inchiesta per capire quale sia il movente dietro questi attacchi (anche se sono stati derubricati a episodi di “terrorismo domestico“), una dura presa di posizione è arrivata da parte di Donald Trump che ha stigmatizzato questi atti di violenza e invitato all’unità nazionale.
Le reazioni e le polemiche politiche
Tuttavia, il discorso dell’inquilino della Casa Bianca non ha convinto tutti e anzi, in un clima di tensione palpabile, ha portato alcuni ad esacerbare lo scontro politico dato che secondo i suoi detrattori il primo che sarebbe chiamato ad abbassare i toni e a non insultare gli avversari, fomentando l’odio tra le fazioni opposte, dovrebbe essere proprio il Presidente degli Stati Uniti.
Per fortuna, nessuno dei pacchi realizzati con delle buste gialle, nastro isolante e ordigni probabilmente assemblati in ambito domestico è esploso e, secondo gli investigatori, non tutti sarebbero collegati tra di loro, come ad esempio quelli inviati al magnate George Soros alcuni giorni fa e ieri ad Andrew Cuomo, Governatore dello Stato di New York: dunque potrebbe non essere solo una strategia volta a colpire il locale Partito Democratico in vista della importante tornata elettorale che si sta svolgendo in tutto il Paese, ma potrebbe esservi anche un disegno politico molto più articolato e ancora da decifrare.