Vaccinazioni: saranno obbligatorie per chi va a scuola? Intanto l’Acp chiede un sistema unico
Con l’inizio dell’autunno è scattato, come ogni anno, l’allarme influenza. È sufficiente aver osservato, nel corso degli ultimi giorni, una o più edizioni dei vari Tg nazionali, per essere venuti a conoscenza di polemiche tra i sostenitori dei vaccini e coloro che, invece, li considerano più dannosi che utili.
In particolare, ad essere discusse sono le vaccinazioni dei bambini. Nelle ultime ore è emersa l’ipotesi, sostenuta dalle Regioni, di introdurre un nuovo Piano vaccinale che renda obbligatoria, per i bambini in età scolastica, la vaccinazione.
I dati del 2014 hanno evidenziato come nessun vaccino sia riuscito a raggiungere il 95% della copertura sul territorio italiano. Per tale motivo, gli Assessori alla Sanità delle Regioni hanno voluto lanciare la proposta, sostenendo che i bambini potranno recarsi regolarmente a scuola solo se saranno in regola con le vaccinazioni.
L’occasione è stata la riunione della Commissione sanità, che aveva come argomento principale il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Sergio Venturi, il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, ha voluto commentare quanto proposto indicando come, in realtà, non sia intenzione di nessuno vietare l’accesso alla scuola pubblica. Più che altro, viene sostenuto come la frequenza di un istituto scolastico debba essere “coerente” alle vaccinazioni obbligatorie.
Il precedente Piano vaccinale ha coperto l’ultimo triennio, concludendosi nel 2014; il 20 Ottobre, all’interno della Conferenza delle Regioni verrà presentato il nuovo Piano. Successivamente, quest’ultimo verrà sottoposto all’esame della Conferenza Stato-Regioni. Sempre Venturi ha voluto ricordare come non sia più possibile procedere ad un rinvio, in quanto si è assistito alla “recrudescenza” di un numero non trascurabile di malattie infettive.
Deve essere ricordato come le scuole siano dotate del libretto vaccinale già a partire dal 2012; in molti casi, però, i bambini vengono ammessi all’interno degli istituti anche quando non sono in regola da questo punto di vista. Venturi ha sottolineato come l’accesso agli studi rappresenti un diritto costituzionale. Questo, però, rischia di portare a situazioni di pericolo; ad esempio, quando un bambino immunodepresso che siede accanto ad un compagno colpito da malattia infettiva. Governo e Regioni, a tal proposito, stanno dialogando per trovare una soluzione al problema.
Ma non è stato solamente il dibattito tra gli assessori alla Sanità ad aver acceso la discussione su tale argomento. Alla Camera, infatti, Filippo Crimì (deputato del Pd) ha deciso di presentare una proposta di legge con la medesima finalità, ossia quella di garantire una copertura totale. Crimì ha chiarito come la proposta si è resa necessaria per combattere un calo delle vaccinazioni “allarmante“.
Il progetto di legge prevede l’obbligo di vaccinazione per chi frequenta le scuole dell’obbligo.
In Parlamento, comunque, non mancano i deputati che hanno un pensiero differente. Donata Lenzi, anch’essa appartenente al Pd, ha voluto ricordare come, pur risultando fondamentale la massima attenzione in merito alla vaccinazione, negare le iscrizioni ai bambini non vaccinati sarebbe una misura eccessiva. Per quanto riguarda i costi, per il nuovo Piano di prevenzione vaccinale è stata prevista una spesa di 200 milioni superiore al precedente Piano; questo per l’introduzione di nuove vaccinazioni.
All’interno della Camera, in Commissione Affari Sociali, si è assistito anche alla presentazione di una risoluzione volta ad impegnare il Governo in una migliore campagna informativa sui vaccini. Vittoria D’Incetto, la prima firmataria, ha dichiarato che solo con una adeguata informazione è possibile portare le famiglie ad operare la scelta migliore su questo tema. In particolare, è stata evidenziata una carenza di informazioni non solo sui rischi, ma anche sui benefici dei vaccini. In questo ambito, la figura dei pediatri e dei medici di base sarà fondamentale.
È attesa per giovedì l’approvazione del testo, prima del passaggio in aula. I suoi punti salienti sono l’aggiornamento rapido del Piano nazionale, oltre che l’estensione del numero di persone che potranno usufruire gratuitamente delle vaccinazioni. In particolare, si cercherà di abbassare dai 65 ai 60 anni l’età per la vaccinazione antinfluenzale gratuita. Verrà estesa anche la lista delle vaccinazioni “raccomandate”, con il probabile inserimento dell’antivaricella, dell’antirotavirus e del vaccino contro il meningococco B.
Anche i pediatri hanno voluto far sentire al loro voce, chiedendo che il sistema vaccinale si caratterizzi per essere unico, moderno e nazionale, superando quello che è stato indicato come “federalismo vaccinale“.
Tale posizione è emersa con chiarezza in una lettera inviata al ministro Lorenzin dall’Associazione culturale pediatri, nella quale l’attuale sistema, definito come illogico e tale da produrre sprechi incalcolabili, consta, come sottolineato al Congresso di categoria apertosi a Napoli:
”Di ben 22 apparati indipendenti che pensano, si organizzano, decidono in modo diverso e a volte contrastante ” e continua la lettera rimarcando ” Spesso poggiando su interessi diversi da quello della salute (allontanando i cittadini dalle vaccinazioni), vanifica tentativi di verifica e controllo impedendo una attenta politica di prevenzione – continuano nella lettera – produce sprechi enormi con la moltiplicazione di commissioni, gare di appalto, obiettivi differenti, e offende l’epidemiologia. Ci sono vaccini diversi per le stesse malattie nelle diverse regioni, come se gli agenti infettivi riconoscessero e rispettassero le frontiere regionali”.
È per questo che l’Acp ritiene fondamentale istituire un sistema vaccinale unico, in grado di garantire uniformità e standard ottimali sull’intero territorio, prestando attenzione non solo all’introduzione di nuovi vaccini, ma vagliando anche sulla situazione epidemiologica, monitorando la qualità percepita del servizio fornito, analizzando i risultati reali quanto le segnalazioni egli effetti avversi, occupandosi di allestire campagne informative efficaci e presidiando alla formazione di personale specializzato . Il tutto per un sistema in grado di garantire adeguate valutazioni di sicurezza, efficacia a ad un costo sostenibile.