Ventimiglia, niente più pasti ai migranti: la Caritas denuncia la mancanza dei fondi necessari
FORNITA SOLAMENTE LA COLAZIONE – Alla fine anche la stessa Caritas si è dovuta arrendere, affiggendo negli ultimi giorni all’ingresso della propria sede un cartello tradotto in diverse lingue e in cui si spiega che “Verranno fornite solo le colazioni con tè e biscotti”: la notizia che a Ventimiglia la locale Diocesi non è più in grado di fare fronte al nutrimento dei circa seicento migranti ospitati presso le sue strutture sta avendo notevole risalto nelle cronache nazionali, mettendo in risalto un problema comune a diverse associazioni di volontariato. Tuttavia, la drastica decisione adottata dall’organismo pastorale della CEI del centro ligure si sarebbe resa necessaria dato che, oltre a una mancanza dei fondi necessari per garantire tutti e tre i pasti giornalieri agli ospiti, non si riescono a trovare strutture e locali idonei ad ospitarli, nonché volontari che prestino servizio nelle mense.
LA DENUNCIA DELLA LOCALE DIOCESI – Stando a quanto affermato da Cristian Papini, il coordinatore della Caritas di Ventimiglia, la sospensione del servizio si è “resa necessaria e, da parte nostra, è stato un gesto di responsabilità nei confronti di una città che purtroppo fatica a convivere con un numero di profughi in crescita”. Infatti, il comune in provincia di Imperia vive da tempo una condizione di emergenza dato che si trova al confine con la Francia: solo da alcuni giorni infatti è stato risolto il problema di quello che era stato ribattezzato il “villaggio dei migranti”, ovvero un assembramento che ospitava profughi di etnie diverse e che, per motivi legati alla lingua (nessuno di loro parla francese o inglese) e ai timori infondati di essere rimpatriati, non hanno voluto trasferirsi nella struttura messa a disposizione dalla Prefettura e gestita dalla Croce Rossa.
Il drammatico appello della Diocesi, inoltre, arriva in seguito alla controversa decisione del presidente francese Emmanuel Macron di sospendere gli Accordi di Schengen alle frontiere con l’Italia, costringendo gli immigrati che arrivano in Riviera a non poter attraversare la frontiera. “A giugno abbiamo distribuito gli ultimi pasti” ha concluso Papini, auspicando che ora i profughi si spostino nel nuovo centro presso il Parco Roja per essere assistiti meglio.