Se si trattasse di un romanzo, la vicenda Pantani non potrebbe non appassionare, con i suoi continui colpi di scena; purtroppo, però, non si tratta di finzione.
Dopo la riapertura delle indagini sulla morte del ciclista di Cesenatico e un altro fascicolo riguardante i fatti che portarono alla sua estromissione dal Giro ’99, ecco l’ennesima notizia non positiva sul caso del “Pirata”: i reperti della sua autopsia sono stati distrutti. I campioni istologici prelevati dal corpo di Pantani dopo la sua morte sono finiti nell’inceneritore. In apparenza niente di strano: “Lo prevede la legge“, fanno sapere dalla Procura di Rimini.
Per l’esattezza, i reperti sono stati eliminati circa sei mesi fa, quando la riapertura delle indagini era ancora lontana, ma il legale della famiglia aveva già presentato un esposto. La tempistica appare quanto meno sospetta. A comporre i cosiddetti “corpi di reato” erano frammenti di fegato, cuore, reni, midollo osseo, tessuti muscolari e mucosa gastrica e nasale, grazie alle quali il professor Fortuni aveva stabilito l’ora della morte. Questi reperti sarebbero stati estremamente utili, oggi, al professor Tagliato, il nuovo perito incaricato di svolgere le analisi.
In sostanza, i campioni istologici erano l’unica cosa che rimaneva della scena del crimine: la stanza dell’Hotel “Le Rose” nella quale aveva soggiornato Pantani non esiste più, insieme all’hotel, e all’epoca non furono rilevati né campioni di Dna né impronte digitali nella camera da letto.
La Procura ha voluto precisare che la distruzione dei reperti è una prassi prevista quando si giunge “ad una sentenza di Cassazione“. I reperti,perciò, avrebbero potuto essere distrutti fin dal giorno successivo alla sentenza di assoluzione di Fabio Carlino, il 9 Novembre 2011. A questo punto si rendono necessari nuovi esami ed ecco che si affaccia l’ipotesi di riesumare il corpo del Pirata. Sarebbe l’ennesimo colpo di scena in una vicenda in cui la verità appare ancora ben lontana.